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venerdì 2 dicembre 2011

Il Pil non fa la felicità.

Si e' conclusa ieri alla Universita' Bocconi la due giorni organizzata con efficacia e grandezza da Barilla Centre for food&nutrition (BCFN). Questa terza edizione, dichiarano gli organizzatori, ha visto partecipare 60 relatori, 1900 presenze nel pubblico e 10.000 ascolti internet. Numeri importanti che gratificano il coraggio della Barilla ad affrontare di petto, partendo dal tema alimentare, il cambiamento inderogabile che nel mondo e' GIA' in atto e che richiede la responsabilità dell'industria.
Guido Barilla, presidente del BCFN, ha presentato tre paradossi: il primo è che 1 miliardo di persone muoiono perche ' non hanno da mangiare e 1 miliardo di persone muoiono perche' mangiano troppo!; il secondo paradosso e' che un terzo delle derrate alimentari nutrono gli animali mentre muoiono per fame i bambini; il terzo paradosso e' che oggi si sottrae nel mondo suolo all'agricoltura per produrre idrocarburi.
Irrazionalità? Disinformazione? Egoismo? Un po' di tutto cio' ma sostanzialmente sul banco di accusa c'e' un modello economico-politico-organizzativo oggi inadeguato a cui gli interventi nella plenaria e nei workshop hanno aggiunto dati, emozioni testimonianze ma poche indicazioni dirette e nuove rispetto a quanto gia' sviscerato: sulle bietecnologie, forse ce ne sono di buone, sulla geoagricoltura forse si pianifichera' tutti insieme, sull'emergenza acqua , forse si sapra' risparmiare, sullo spreco alimentare forse si sapra' evitare, sugli stili di vita forse si diventera' consapevoli, sulle filiere sostenibili forse si valorizzeranno quelle corte, sulla malnutrizione e sull'obesita' forse si riusciranno a compensare, sulla piramide alimentare e ambientale forse si declineranno in modo trasparente, sulla longevita' forse alimenteremo una speranza di vita attiva, sull'alimentazione per l'infanzia forse le famiglie potranno scegliere con cognizione, sulla tradizione della dieta mediterranea forse la materremo intatta e biodiversa.
Lo sforzo straordinario che agli occhi di tutti questa panoramica offre dello scibile che abbiamo acquisito non spiega il permanere anzi il rendersi piu' evidente dei tre paradossi di Guido Barilla e l'unico elemento esplicativo della crisi del modello e' venuto col dibattito sul "Benessere sostenibile" dove era indicato un approfondimento sull'indice elaborato dal BCFN con il supporto del gruppo di Fitoussi ma che correttamente, considerata la facile criticabilità sulle semplificazioni concettuali e metodologiche adottate, e' stato virato sul senso di urgenza e la rilevanza, che i relatori francesi, inglesi ed italiani hanno potuto trasmettere alla platea, in merito al fatto che il modello si cambia usando nuovi riferimenti di qualità e sviluppo accanto a quelli di quantita' e crescita.
Una prima certezza il PIL da solo non serve piu' ne come misura ne come orientamento di piani politici, la stessa crescita del PIL puo' significare insoddifazione e malessere e insuccesso elettorale. Una seconda certezza il benessere e' misurabile sia per fattori oggettivi che soggettivi con criteri gia' condivisi internazionalmente e con strumenti gia' convalidati dalla comunita' statistico scientifica. Da qui un piano di lavoro in Australia gia' reso operativo nell' attivita' ministeriale, in Francia ed in Inghilterra di imprinting governativo sulla spinta dei rispettivi leaders ed in Italia di attuazione sistemica col progetto CNEL-ISTAT sotto l'egida della presidenza della repubblica e da riportare in parlamento.
Ai due presidenti presenti al dibattito Planet Life Economy Foundation ha chiesto per Affaritaliani.it tramite Emanuele Plata:
Presidente Marzano lei ha detto che le imprese potrebbero essere di forte sussidiarieta' nello sviluppo ed introduzione accellerata del nuovo indicatore intendeva forse dire che localmente si potrebbero prospettare iniziative coerenti ?
“Assolutamente sì non si tratta di rimanere schiavi delle risorse che consentono a livello nazionale di programmare l'applicazione dei criteri e l'elaborazione degli indicatori a livello regionale ma al contrario con l'intervento congiunto delle amministrazioni locali e dei sistemi d'impresa presenti nel territorio si puo' perseguire l'applicazione per definiti nuclei locali , accelerando e sperimentandone l'utilita' sostanziale di questo nuovo rapporto tra comunita' e policy makers. Il CNEL e' da subito a disposizione delle parti sociali di territori che si propongono per rendere possibile questo coinvolgimento in maniera ordinata.”
Presidente Giovannini, come e' possibile arrivare ad applicazioni locali?
"Oltre alla provincia di Pesaro -Urbino oggi sono diverse le amministrazioni che avanzano con questo orientamento a prepararsi o a sperimentare in tutto o in parte il futuro cruscotto delll'indicatore di Benessere equo e sostenibile Bologna, Modena la stessa metropoli milanese.Di fatto oggi l'ISTAT e' in grado di governare 18 banche dati alivello del singolo individuo e il sistema introdotto con l'accertamento degli indirizzi al singolo numero civico di residenza e domicilio in tutta italia ci permette un attribuzione mappale  discrezionalmente  ampia”.
Ma questa fattibilita' puo' evitare che ciascuno determini il proprio indice cosi' come ad esempio meritevolmente ma in modo arbitrario ha fatto il BCFN?
"La liberta' per impegnarsi in questo fromte e' un valore, le statistiche ufficiali e gli indicatori convenzionalmente riconosciuti e adottati sono un altra cosa , se ci saranno sperimentazioni locali il nostro intendimento e' che siano coordinate o coerenti a "briefing" ISTAT”.

Di Emanuele Plata – vicepresidente Planet Life Economy Foundation

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