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venerdì 16 dicembre 2011

notizie da casa Juve

A Torino è in prova un interessante ragazzo danese 17enne: si tratta dell'esterno sinisto Jacob Laursen, di proprietà dell'Horsens. Si parla bene di lui e proverà a strappare un contratto nei prossimi dieci giorni, sulla scia della positiva operazione che in passato ha portato Sorensen in bianconero. Ma il caso più caldo del mercato bianconero al di là del difensore da prendere e delle smentite su Tevez, resta legato a Milos Krasic. Nelle scorse ore si parlava dell'interessamento in prestito da parte del Manchester United. Possibilità che non scalda troppo il cuore della Juve: accorderebbe una soluzione di questo tipo solo in mancanza di alternative migliori. Di sicuro però resta il fatto che il centrocampista serbo è convinto a cambiare aria visto che a Torino non ha grandi chance di rilancio e che i Red Devils sono molto interessati alla sua situazione. L'accordo tra Juve e Manchester potrebbe vertere su uno scambio di prestiti con diritto di riscatto: a sir Alex Ferguson Krasic ad Antonio Conte invece andrebbe il 26enne ecuadoriano Antonio Valencia. Stesso ruolo e caratteristiche e stessi problemi di Milos (rendimento altalenante e un contratto al 2015 che crea problemi agli inglesi). Ecco perché i due potrebbero davvero scambiarsi la maglia, fissando clausole simili per il riscatto a quota 15 miloni. L'idea gira...
Secche smentite invece circa l'interesse di Corso Galileo Ferraris per il 26enne difensore del Madrid, Raul Albiol. Nessun contatto con Real o entourage del giocatore, che piuttosto, interessa ad alcuni club della Bundesliga. Piuttosto, al di là del sogno di prendere Alex dal Chelsea, è più concreta la pista per il 25enne francese Younes Kaboul (fisico imponente e due presenze nella nazionale francese) di proprietà del Tottenham. A centrocampo non è stata abandonata l'idea di prednere Angelo Palombo dalla Sampdoria. In attacco come detto non Tevez, ma eventualmente Mauricio Pinilla che il Palermo tratta low cost.

BUFFON "IO ALLA JUVE A VITA? PER ORA DICIAMO DI SI'" - "Scudetto? E' azzardato parlarne. Siamo imbattuti in Europa si' ma e' una cosa momentanea che dura da 14 giornate, il campionato ne ha ancora 38, veniamo da due settimi posti, l'anno scorso non siamo arrivati in Europa League". Cosi' Gianluigi Buffon, portiere della Juventus, a margine della presentazione di uno sponsor, analizza il momento positivo dei bianconeri di Antonio Conte. Il numero 1 della Juve torna sul rigore parato a Totti nel posticipo di lunedi' scorso. "Se Francesco avesse fatto il 'cucchiaio' non mi sarei arrabbiato, quello e' un gesto secondo me di grande tecnica e in quel momento ci vuole grande coraggio, non mi sarei arrabbiato. In primis siamo realmente amici da piu' di 15 anni, poi perche' vorrebbe dire assumersi una responsabilita' enorme in un momento delicato della partita. L'ha tirato come altre volte, se fosse andato dall'altra parte sarebbe stato gol. Ho scelto la direzione giusta e l'ho parato. Io pararigori? Diamo dei numeri, non so su che cosa si basa questa classifica. Sicuramente negli ultimi anni con la Juve non ne avevo parato, anche se sono stato fermo. Penso nella mia carriera, che dura 16 anni, di averne parati sempre il giusto, una cosa da portiere importante. Chiaro che in questo momento ci sono Handanovic o Sorrentino che stanno facendo cose pazzesche sui rigori, diamo merito a loro ma non denigriamo gli altri". Buffon guarda la classifica della Juve. "Guardare oltre? Dobbiamo anche guardare dietro - spiega il portiere bianconero - stiamo facendo bene, la quarta e' a due punti da noi. Questa cosa non ci lascia molto sereni e tranquilli. Il derby con il Novara? Una novita', pero' il Novara ha una lunga storia e tradizione. Credo che avranno supporto e sostegno di tantissimi tifosi, e' anche vero che i punti in palio sono molto importanti, per loro e per noi". Capitolo mercato e l'asta per Tevez. "Dipende da che tipo di potenzialita' ci sono in un settore. Il Milan ha un attacco talmente forte che con Tevez non peggiorerebbe anzi migliorerebbe. Pero' non hanno grossi problemi in avanti. Quando hai Robinho, Pato, Ibra, Cassano, Inzaghi, sei ben coperto. Sono valutazioni e affari loro. Comprerei azioni della Juve? Dipende dalla fede calcistica in questo tipo di investimento. Io alla Juve a vita? E' sempre stata la mia prima scelta, vedremo, per ora diciamo di si'".

LO UNITED PENSA A KRASIC IN PRESTITO - La prima mossa concreta del Manchester United per arrivare a Krasic dopo mesi di voci e flirt a distanza starebbe per arrivare. Secondo il Daily Mirror, Alex Ferguson è pronto a chiedere il prestito del centrocampista serbo sino al termine della stagione. I Red Devils sono stati falcidiati dagli infortuni: da Fletcher a Vidic, passando per Cleverley, Owen e soprattutto il Chicarito Hernandez. L'ex Furia Bionda della Juventus viene considerato il rinforzo ideale per rilanciare una stagione che verte sulla vittoria in Premier League (attualmente lo United è secondo dietro al City) dopo la cocente eliminazione in Champions, L'idea del prestito potrebbe soddisfare Corso Galileo Ferraris solo in mancanza di alternative migliori. Non è un segreto che la Vecchia Signora spera di ottenere magari qualche contropartita tecnica importante dall'operazione Krasic. Ad esempio resta in ballo il brasiliano Alex che viene considerato fuori dai piani tecnici di Villas Boas al Chelsea.
Nel ruolo di esterno di centrocampo la Juve penserebbe anche ad un innesto importante quale Alessio Cerci dalla Fiorentina, ma la speranza bianconera è prima di tutto di sfoltire la rosa riuscendo a piazzare anche l'olandese Elja. Un altro giocatore che può partire è Marco Motta. Il terzino destro è in fondo alle scelte di Conte (dietro anche a Sorensen). Secondo Sky Sport sul giocatore, oltre all'Amburgo, ci sarebbe anche lo Sporting Gijon. In difesa restano aperte anche le piste legate all'ex napoletano Bocchetti (dal Rubin Kazan) o al cavallo di ritorno Caceres: avviati contatti con il Siviglia, mentre il 24enne uruguagio sarebbe pronto a tornare.

Un tumore gigante scambiato per una gravidanza

A 16 anni il suo ginecologo le ha detto di essere incinta di sei mesi, ma in realtà si trattava di un tumore ovarico gigante. È la storia di, una ragazzina di Bolton, a nord di Manchester, che tornata dalle vacanze è andata dal suo medico lamentando un gonfiore alla pancia, nausea mattutina e mancanza di appetito. La prima diagnosi è stata di una forte stipsi, da curare con normali farmaci. Ma quando i sintomi hanno continuato a peggiorare, Phoebe si è rivolta al medico di famiglia, che le ha diagnosticato una gravidanza ormai al sesto mese.
La ragazza era incredula, sapeva e continuava a ripetere di non poter essere incinta. E infatti la prima ecografia le ha dato ragione: quello che aveva le dimensioni di un feto di sei mesi era in realtà un'enorme massa tumorale. Phoebe è stata operata una prima volta e rimessa dopo tre mesi di chemioterapia, ma il tumore si è ripresentato, allora è stata operata di nuovo e ha subito una isterectomia. Ora la ragazza ha 17 anni, e anche se per il momento non è più in pericolo di vita, non potrà mai avere figli.
"Quando siamo andati a fare l'ecografia, ovviamente non c'era alcun bambino e mi sentivo sollevata - ha detto Phoebe - ma allo stesso tempo ancora non conoscevo la causa del gonfiore. Quando poi ho ricevuto la diagnosi ho capito cosa c'era di sbagliato, ma anche di avere un tumore a soli 16 anni".

Lega:"Da soli alle Amministrative"

"Sulle amministrative del prossimo anno, se non succede qualcosa dubito che si arrivera' a un accordo" con il Pdl. Lo afferma Roberto Maroni, precisando che "anche se dovessimo correre da soli, non sono affatto sicuro che perderemo". Anzi, essere soli all'opposizione "ci fara' guadagnare tantissimi consensi'.  Per ora con il Pdl "siamo su due posizioni diametralmente opposte. Abbiamo fatto scelte diverse", e il Pdl ha "commesso l'errore" di appoggiare una manovra "che penalizza milioni e milioni di cittadini".
"Il dialogo va avanti perche' noi dialoghiamo con tutti, non siamo sull'Aventino - tiene a precisare l'ex ministro conversando con i cronisti in transatlantico - ma i rapporti si sono interrotti". Sul territorio "rispettiamo gli accordi presi: noi siamo un partito federale", ricorda. Ma a livello centrale le cose sembrano messe male tra i due alleati di sempre, con il Pdl "che - dice Maroni - appoggiando un governo che ha fatto la riforma delle pensioni e rimesso l'Ici, ha smentito tutto quello che avevamo fatto".
Dunque, "tra vincere con una coalizione che ha dentro di se' una sua contraddizione e perdere garantendo la propria coerenza - - sottolinea l'ex ministro - scelgo la seconda strada". Ma "sono convinto - precisa - che da qui alla primavera dell'anno prossimo, se" l'azione dell'esecutivo "continuera' su questo segno, acquiseremo tanto di quel consenso da vincere ovunque nel nord".

Cresce la disoccupazione

L'Italia sempre piu' multietnica e con un problema centrale: il lavoro. Oltre ottocento pagine per un ritratto completo e aggiornato del paese: e' l'Annuario Istat 2011, disponibile on line su www.istat.it. Secondo l'Istituto di statistica alla fine del 2010 l'Italia conta 60.626.442 residenti, circa 286.000 in piu' rispetto all'anno precedente. Questo incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+311.658 unita') che, pur in calo, neutralizza l'effetto negativo del saldo naturale (-25.544 unita').
Le nascite segnano, infatti, una nuova battuta d'arresto (dai 568.857 nati vivi del 2009 ai 561.944 del 2010), un risultato che risulta diffuso su tutta la Penisola. Sei italiani su cento sono ultraottantenni L'Italia continua ad essere un Paese con i "capelli grigi". A fine 2010 un residente ogni cinque ha piu' di 65 anni e gli ultraottantenni sono ormai il 6% della popolazione. Gli stranieri residenti in Italia hanno superato quota 4,5 milioni, sono il 7,5% della popolazione totale e provengono per la maggior parte dall'Unione europea (29,2%), dall'Europa centro-orientale (24,0%) e dall'Africa settentrionale (14,9%). Si tratta per lo piu' di una popolazione giovane: quasi la meta' dei cittadini stranieri ha un'eta' compresa fra i 18 e i 39 anni, mentre oltre uno su cinque e' minorenne.
Questione chiave il lavoro: in calo l'occupazione standard. Nel 2010 sono 22.872.000 gli occupati, 153.000 in meno dell'anno precedente. Il risultato complessivo e' la sintesi di una riduzione marcata della componente italiana, controbilanciata dall'aumento di quella straniera (+183.000 unita'). La quota di lavoratori stranieri sul totale degli occupati raggiunge il 9,1% (8,2% nel 2009). A diminuire sono esclusivamente gli occupati maschi, in particolare lavoratori dipendenti (-167.000 unita'). Il tasso di occupazione scende dal 57,5% del 2009 al 56,9% del 2010, valore che si mantiene ampiamente al di sotto della media Ue (64,2%). Per il terzo anno consecutivo aumentano le persone in cerca di occupazione: sono 2.102.000, 158.000 in piu' rispetto al 2009 (+8,1%). Il tasso di disoccupazione sale all'8,4% dal 7,8% del 209, quello di inattivita' al 37,8%, due decimi di punto in piu' rispetto a un anno prima.
Altro elemento particolarmente sensibile nella crisi che attraversa il paese e' il welfare: dove cresce la spesa pubblica del settore, che ammonta a circa 463 miliardi di euro la spesa per la protezione sociale sostenuta in Italia nel 2010, il 29,9% del prodotto interno lordo (Pil). Alla previdenza la fetta piu' grande di risorse. Quasi due terzi della spesa delle amministrazioni pubbliche si concentra nella previdenza (66,4%), alla sanita' e' destinato il 25,6% e all'assistenza il restante 8%. E in campo sanitario calano le strutture, mentre aumenta l'assistenza domiciliare. Nel 2008 l'assistenza sanitaria territoriale conta circa 47.000 medici di base, otto ogni 10 mila abitanti e circa 7.700 pediatri, 9 ogni 10 mila bambini fino a 14 anni. Nel 2011, il 71,1% della popolazione valuta positivamente il proprio stato di salute: fra gli uomini la percentuale e' piu' alta (75,1%) rispetto a quella femminile (67,2%).
L'arrivo delle nuove imposte sulla casa e' destinato a penalizzare ampie fasce della popolazione: piu' di sette famiglie su dieci vivono in case di proprieta' Nel 2010, il 73,6% delle famiglie e' proprietario dell'abitazione in cui vive, mentre il 17,2% paga un canone d'affitto. Fra le principali utenze domestiche, a incidere di piu' sul budget familiare sono, nell'ordine, la bolletta del gas (2,3%), quella dell'energia elettrica (1,9%) e la bolletta telefonica (1,5%). Particolare attenzione gli italiani hanno per i temi dell'ambiente: le regioni settentrionali sono sempre in testa per la raccolta differenziata.
Traffico, parcheggio e inquinamento risultano i problemi piu' sentiti nelle grandi aree urbane, mentre con riferimento alle aree geograficje difficolta' di parcheggio, sporcizia nelle strade e difficolta' di collegamento con i mezzi pubblici sono i problemi piu' segnalati dalle famiglie nel Centro-sud, mentre l'inquinamento dell'aria e' particolarmente sentito al Nord. La percezione del rischio criminalita', stabile rispetto al 2010, e' piu' elevata in Campania e nelle aree metropolitane. Nel 2009 sono stati 2.629.831 i delitti denunciati all'autorita' giudiziaria dalle forze di polizia, il 3% in meno rispetto al 2008; prosegue quindi la tendenza alla diminuzione gia' osservata l'anno precedente. Rilevante e' il calo di alcune tipologie di delitti, come le rapine (-21,9%), i sequestri di persona (-18,4%), i tentati omicidi (-17%). Crescono, invece, le denunce per usura (+23,7%) e, in maniera lieve, le violenze sessuali (+1,4%). In generale, secondo l'Istat, in Italia ci si sposa di meno, ma tiene il matrimonio religioso.
Continuano a crescere separazioni (+2,1%, per un totale di 54.456 nel 2009) e divorzi (+0,2%, pari a 85.945); nel 2009 per 1.000 matrimoni si contano 297 separazioni e 181 divorzi. Cresce anche l'affido condiviso, che rappresenta la soluzione prevalente dei casi di separazione (86,2%) e dei divorzi (68,5%); specularmente, scende il ricorso alla custodia esclusiva dei figli alla madre (12,2% delle separazioni e 28,3% dei divorzi). I figli minori coinvolti sono 62.663 nelle separazioni e 25.734 nei divorzi. In leggero calo il tasso di scolarita' nelle scuole superiori. Sono 8.968.063 gli studenti iscritti all'anno scolastico 2009/2010, circa 15.000 in piu' rispetto a quello precedente. La selezione scolastica e' piu' forte nelle scuole superiori dove, nel passaggio dal primo al secondo anno, la percentuale di alunni respinti e' pari al 20,3%. Gli esami di terza media sono invece superati dalla quasi totalita' degli studenti (99,5%), ma uno studente su tre non ottiene piu' della sufficienza nella votazione finale. I giovani iscritti per la prima volta all'universita' nell'anno accademico 2009/2010 sono circa 295.000, circa 1.200 in meno rispetto all'anno precedente (-0,4%). Nel complesso, la popolazione universitaria e' composta da 1.799.395 studenti - valore sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente - con una mobilita' territoriale piuttosto elevata. La partecipazione agli studi universitari risulta particolarmente alta in Molise, Abruzzo, Basilicata: in queste regioni piu' di un residente di 19-25 anni su due e' iscritto a un corso accademico. Dal punto di vista economico nel 2010 l'attivita' industriale ha registrato un aumento del 6,5% rispetto all'anno precedente (-18,8% nel 2009). A livello settoriale, la crescita piu' accentuata riguarda la fabbricazione di macchinari e attrezzature non classificati altrove (+16,5%), di apparecchiature elettriche e non elettriche per uso domestico (+12,9%), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+10%). L'unica variazione negativa e' quella rilevata per il settore dell'estrazione di minerali da cava e miniera (-1,5%).
Cresce la produzione energetica da fonti rinnovabili Quanto ai consumi di energia elettrica, anche a causa della crisi economica, nel 2009 sono stati consumati circa 300 miliardi di kilowatt ore (kWh), il 6% in meno rispetto all'anno precedente. Alla fine del 2010, l'ammontare dei depositi bancari ha superato i 916 miliardi di euro, l'1,1% in piu' rispetto all'anno precedente. Di questi, oltre due terzi appartengono a famiglie e istituzioni sociali e private, il 19% a societa' non finanziarie, il 3,7% ad amministrazioni pubbliche e il 10,2% a societa' finanziarie. Le attivita' del tempo libero vedono un forte aumento di visitatori in musei, gallerie e siti archeologici a ingresso gratuito Oltre 37 milioni e 337.000 persone hanno visitato, nel 2010, i 424 luoghi di antichita' e arte (di cui 208 musei e gallerie e 216 monumenti e aree archeologiche) presenti nel nostro Paese, con un robusto incremento rispetto all'anno precedente (circa 5 milioni in piu'). La produzione editoriale subisce un ridimensionamento di circa il 2% rispetto a un anno prima, sia per i titoli che per la tiratura. Il cinema resta in cima alle preferenze, cresce anche il pubblico degli spettacoli sportivi In costante crescita risultano gli utilizzatori del personal computer (pc) e di Internet, i quali rappresentano ormai, rispettivamente, il 52,2% (51% nel 2010) e 51,5% (48,9%) della popolazione di 3 anni e oltre.
L'uso del pc tocca il livello massimo tra i 15 e i 19 anni (quasi 9 ragazzi su dieci), ma gli utilizzatori aumentano anche fra i 65-74enni (14,9% contro il 13,7% di un anno prima), per scendere al 3,3% fra gli ultra settantacinquenni. Nella vita di tutti i giorni nel 2011 le famiglie denunciano difficolta' di accesso ai servizi di pubblica utilita', in particolare per il pronto soccorso (54,8%), le forze dell'ordine (38,3%), gli uffici comunali (34,2%), i supermercati (29,2%) e gli uffici postali (26,7%). Un cittadino su dieci svolge attivita' di volontariato Nel 2011, il 21,9% della popolazione di tre anni e piu' pratica uno o piu' sport con continuita', il 10,2% vi si dedica saltuariamente, mentre il 27,7% svolge almeno qualche attivita' fisica, come fare passeggiate, nuotare o andare in bicicletta. I sedentari rappresentano il 39,8% del totale. Sul fronte delle 'cattive abitudini' quella del fumo risulta stabile negli ultimi anni e coinvolge il 22,3% della popolazione over 14. Anche nel 2011 a fumare sono soprattutto gli uomini (28,4%) rispetto alle donne (16,6%). Prosegue nel 2010 il processo di diffusione di alcuni beni durevoli, dal telefono cellulare (presente nell'89,5% delle famiglie), al personal computer (55,3%), alla lavastoviglie (45,5%), ai condizionatori d'aria (33,8%).

giovedì 15 dicembre 2011

11.400 le tonnellate di rifiuti sequestrate nel 2010 in Italia

Sono state 11.400 le tonnellate di rifiuti sequestrate nel 2010 in Italia. Cina, India, Africa i paesi verso i quali i rifiuti erano diretti; Genova, Venezia, Napoli, Gioia Tauro e Taranto i principali porti di spedizione.

E' quanto emerge dal rapporto "Ecomafia globale", realizzato da Legambiente. Solo nel porto di Taranto, si legge nel rapporto, nell'ultimo anno sono stati intercettati 60 container fuori legge contenenti 1400 tonnellate di pattume. Risultati che, sottolinea Legambiente, sono solo la punta di un iceberg se si considera che ogni anno, nei porti italiani, si movimentano circa 4 milioni e 400mila contanier, 750mila dei quali diretti in Cina.

I sequestri hanno riguardato in larga parte rifiuti di carta e cartone (37%), seguiti da materie plastiche (19%), gomma (16%), metalli (14%). Circa il 90% delle spedizioni di rifiuti di carta e cartone e di materie plastiche era destinato alla Cina, mentre il 70% delle spedizioni di gomma e pneumatici era diretto alla Corea del Sud. Il 48% dei metalli aveva come destinazione la Cina, il 31% era diretto in India mentre le parti di veicoli avevano come destinazione finale Cina (34%), Egitto (15%) e Marocco (12%).
Dalle indagini concluse negli ultimi cinque anni emerge anche una sorta di specializzazione internazionale dei traffici internazionali di rifiuti. Nei paesi africani, ad esempio, arrivano rifiuti di tutti i tipi: fusti con sostanze tossiche e non riciclabili, auto rottamate, materiali ferrosi. Nell'Europa centrale e orientale giungono invece rifiuti destinati illegalmente a termovalorizzatori e discariche. A fare la parte del leone, si legge pero' nel rapporto, sono i paesi dell'Estremo oriente, Cina in testa a tutti, nei cui porti arrivano rifiuti di tutti i generi destinati alle piccole aziende che li riciclano e trattano al di fuori del rispetto di qualunque legge. Dal 2001 ad oggi, emerge infine dalla ricerca, sono state 31 le inchieste relative ai traffici internazionali in partenza dall'Italia, inchieste che hanno portato a 156 arresti, 509 denunce e 124 aziende sottoposte a provvedimenti giudiziari. 22 i paesi coinvolti (10 europei, 5 asiatici e 7 africani): dalla Germania alla Cina, dalla Russia al Senegal.

Spintoni e caos a Montecitorio

Seduta movimentata alla Camera dove la Lega ha scelto la strada dell'ostruzionismo sulla manovra. Dai banchi della presidenza sono arrivati diversi richiami nei confronti degli esponenti del Carroccio, culminati nell'espulsione dall'aula dei deputati Buonanno e Rainieri. Poco prima il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva così biasimato alcune proteste leghiste condite da fischi: "Sono i pecorai che fischiano, non i deputati". Quindi l'esponente del Carroccio Gianluca Pini aveva concluso il proprio intervento dando del "cialtrone" a Fini. Immediata la replica del presidente della Camera: "Non le consento di insultare la presidenza. E' proprio vero - ha chiosato Fini - che ogni botte dà il vino che ha".
"Mi sono seduto al posto del presidente del Consiglio e ho fatto vedere il cartello 'no Ici'. Per questo sono stato espulso dal presidente della Camera, che fa quello che vuole". Gianluca Buonanno, deputato leghista, spiega ad Affaritaliani.it che cosa è successo a Montecitorio durante la discussione sulla manovra economica. "Io non ho messo le mani addosso a nessuno. La mia protesta? Le tasse sono capaci tutti a metterle. Lo dico come sindaco: questa manovra sarà una mazzata già dal 2012. Ora gli italiani non se ne rendono conto ma sarà un disastro". Poi l'affondo contro Fini: "Mi sono sorpreso che mi abbia espulso lui, perché aveva detto che si sarebbe dimesso se Berlusconi avesse lasciato la guida del governo. Lo aveva promesso lui, non io. E quindi se le parole hanno ancora un senso dovrebbe dimettersi da presidente della Camera".

Trezeguet al River Plate

David Trezeguet è sul punto di firmare con il River Plate e il tecnico della formazione biancorossa, Matias Almeyda, è esaltato.

"Non ho pensato a lui, perché credevo fosse impossibile che venisse", ha detto l'ex centrocampista di Parma, Lazio e Inter.

"Porterà tantissimo, a livello agonistico e umano. E' un campione del mondo, d'Europa, ha realizzato gol a valanghe nella serie A italiana. Stiamo parlando di un bomber 'storico'. Ho parlato con lui, che è un tifoso della nostra squadra e mi ha fatto capire che sarebbe un sogno indossare la casacca dei 'Millonarios'. Con Cavenaghi sarà un esempio per i più giovani", ha aggiunto Almeyda.

MENTANA continua su La 7

Tutto passato. Adesso è «doveroso ritirare le dimissioni». Il direttore del Tg La7 Enrico Mentana annuncia dalla sua pagina ufficiale su Facebook il passo indietro. «Ieri sera alle 22.50 le agenzie hanno diffuso un comunicato con cui l'assemblea dei giornalisti del Tg fa sapere di essere "categoricamente contraria alla denuncia annunciata dall'Associazione Stampa Romana, che reputa sbagliata e che non deve essere inoltrata"», spiega Mentana.

«Una dissociazione così chiara fa giustizia di ogni ostilità, ed è un segno di considerazione e di affetto che sarebbe folle non raccogliere. Mi sembra doveroso quindi ritirare le dimissioni. Fioccheranno le dietrologie, ma chi se ne frega», conclude. «Anche la maggior parte di voi mi ha consigliato di non lasciare incompiuto il lavoro a La7. Avanti, quindi, senza più ombre».

mercoledì 14 dicembre 2011

JUVE. DOPO "TAVOLO" AGNELLI A VINOVO - Dopo il tavolo, la Juve. C'era anche il presidente Agnelli in visita allo Juventus Center di Vinovo. Reduce dal "Tavolo della Pace" indetto dal presidente del Coni, Gianni Petrucci, il massimo dirigente bianconero ha poi fatto visita alla squadra. Sul campo i giocatori hanno dapprima cominciato con il riscaldamento, quindi si sono dedicati ad una partitella a campo ridotto undici contro undici prima di far ritorno all'interno del centro di allenamento dove li attendeva una sessione di potenziamento in palestra. La preparazione di avvicinamento alla sfida contro il Novara proseguira' nel pomeriggio di giovedì quando il gruppo sara' presumibilmente diviso in due: da una parte i giocatori non scesi in campo a Roma che saranno impegnati contro l'Olympia Agnonese, formazione molisana che milita nel campionato di Serie D, mentre dall'altra ci sara' il resto del gruppo che proseguira' con atletica, tecnica e tattica.
agnelli moratti
AGNELLI                                                  MORATTI
LE QUATTRO ORE E MEZZA CHE NON HANNO PORTATO A NULLA - Quattro ore e mezza di discussione, garbata ma ferma, non ha portato alcuna soluzione. Il cosiddetto tavolo della pace, per ammissione del suo stesso ideatore, il presidente del Coni Gianni Petrucci, non ha portato alcun frutto. Tra la Juventus di Andrea Agnelli e l'Inter di Massimo Moratti, invitati nella Sala Giunta del Coni da Petrucci e dal segretario generale Raffaele Pagnozzi assieme al presidente della Figc Giancarlo Abete, al direttore generale Figc Antonello Valentini, al presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis, al presidente onorario della Fiorentina Diego Della Valle e all'amministratore delegato del Milan Adriano Gallini, c'e' evidentemente scarso feeling: non c'e' guerra perche' i presidenti si rispettano ma le parti restano fredde e distanti sul nodo del problema, lo scudetto del 2006, tolto ai bianconeri e dato ai nerazzurri in piena Calciopoli dall'allora commissario Guido Rossi. Un periodo, quello dello scandalo del calcio, che ancora non e' stato metabolizzato, tanto da far dire a Diego Della Valle che "siamo rimasti civilmente ognuno sulle nostre posizioni". Un nulla di fatto, un buco nell'acqua che ha deluso le aspettative del presidente Petrucci, che sperava di riconciliare l'ambiente e di trasmettere quella serenita' che evidentemente manca. "E' stato un incontro molto lungo, cordiale e corretto. Ma devo essere onesto e sincero, le scorie di Calciopoli ancora molto scottanti, per cui ognuno e' rimasto nelle proprie posizioni - ha commentato il capo dello sport italiano in una conferenza stampa congiunta con Giancarlo Abete - Quando ci sono processi cosi' importanti che toccano le persone posso capire che non e' facile riattaccare tutti i quadratini che si hanno nel cervello". Mi auguro che il mondo del calcio possa avviare quelle riforme che sara' poi mia cura portare all'attenzione del governo, al quale ci rivolgeremo con la dignita' di un ente che sta cercando in ogni modo di ottenere quei risultati che oggi, al di la' della buona volonta', non sono arrivati". Petrucci sa che i giornali non risparmieranno titoli ad effetto e, oltre ad assicurare che la pace nel calcio sara' la sua mission da qui alla fine del suo incarico, ammette sinceramente che "ci pensero' molto bene prima di fare altre riunioni, ma ce la mettero' tutta. E non si dica che sono caduto in un 'trappolone' del mondo del calcio. Sono deluso ma sereno perche' ce l'abbiamo messa tutta e dormiro' tranquillo la notte. Non e' arrivato un risultato ma non e' stato un fallimento e non accusero', in questo momento, i presidenti del calcio". "Le posizioni sono sedimentate, nonostante lo sforzo non si riesce a sanare una ferita profonda, anche se si cerca di andare verso il futuro - le parole del presidente della Figc Abete - Si pensava ad un risultato migliore ma il calcio e' sconfitto solo quando vengono sconfitte le regole. E nel nostro mondo non c'e' certo il caos". "Dello scudetto del 2006 si parlato in maniera incidentale - ha aggiunto il numero uno di via Allegri - Il problema non e' collegato agli effetti ma alla situazione che ha portato al commissariamento della Figc e al lavoro degli organi di giustizia". Nessun commento invece da parte di Andrea Agnelli, mentre Massimo Moratti ha solo sottolineato come "un incontro e' sempre utile". Di risultati utili a svelenire il mondo del pallone, pero', nemmeno l'ombra.
LE REAZIONI A CALDO
ABETE, "RESTA UN CONFLITTO CON FERITE PROFONDE" - "Resta un conflitto su ferite profonde. Non possiamo che prendere atto che questo sforzo non riesce a sanare ferite profonde - ha detto il presidente della Federcalcio - Speravamo in un esito diverso: il confronto è stato civile ma resta il conflitto su ferite profonde. Dello scudetto del 2006 si parlato in maniera accidentale. Il problema non e' collegato agli effetti ma alla situazione che ha portato al commissariamento della Figc e al lavoro degli organi di giustizia"
PETRUCCI "CI PENSERO' BENE PRIMA ALTRE RIUNIONI" - "Ci pensero' molto bene prima di fare altre riunioni, ma ce la mettero' tutta. E non si dica che sono caduto in un 'trappolone' del mondo del calcio. Sono deluso ma sereno perche' ce l'abbiamo messa tutta e dormiro' tranquillo la notte - ha aggiunto Petrucci - Non e' arrivato un risultato ma non e' stato un fallimento e non accusero' i presidenti del calcio".
AGNELLI NON PARLA PER IL MOMENTO - «Ci sentiamo più tardi...grazie». Sono le uniche parole che Andrea Agnelli, presidente della Juventus, ha pronunciato lasciando la sede del Coni dove questa mattina si è tenuto il tavolo della pace.
Della Valle                                           
Diego Della Valle
DELLA VALLE "RIMASTI OGNUNO CON LE PROPRIE IDEE" - "Siamo rimasti civilmente ognuno sulle nostre posizioni". Lo ha dichiarato Diego Della Valle, all'uscita dal Coni alla conclusione del 'tavolo della pace' convocato dal Presidente Petrucci. "Se e' stato un tavolo della pace? E' stata una riunione in cui ognuno ha esposto civilmente le proprie opinioni al presidente del Coni" ha detto ancora Della Valle. "Nessun passo avanti e' stato fatto, le posizioni sono rimaste chiare e precise come quelle precedenti". Quando si potra' chiudere Calciopoli? Noi chiuderemo quando ci verranno riconosciute le nostre ragioni" ha aggiunto ancora Della Valle. "Altrimenti manterremo le nostre posizioni a oltranza". Della Valle ha escluso la possibilita' di altri incontri sul tema.
PETRUCCI "NO RISULTATI PER SCORIE CALCIOPOLI" - "E' statoun incontro molto lungo, cordiale e corretto. Ma devo essere onesto e sincero, le scorie di calciopoli ancora molto scottanti, per cui ognuno e' rimasto nelle proprie posizioni". Questo il primo commento del presidente del Coni Gianni Petrucci al termine del 'tavolo della pace'. "Quando ci sono processi cosi' importanti che toccano le persone posso capire che non e' facile riattaccare tutti i quadratini che si hanno nel cervello - ha sottolineato Petrucci in conferenza stampa -. Abbiamo parlato cinque ore ed il risultato e' stato quello che ho detto. Mi auguro che mondo del calcio possa avviare quelle riforme che sara' poi mia cura portare all'attenzione del governo. C'e' stata la buona volonta' ma non si sono ottenuti risultati".
MORATTI "UN INCONTRO E' SEMPRE COSTRUTTIVO" - "Un incontro e' sempre costruttivo, tutto e' utile". Lo ha dichiarato il presidente dell'Inter Massimo Moratti, all'uscita dal Coni alla conclusione del "tavolo della pace" convocato dal Presidente Petrucci.

Non posso farne a meno

Una barista di 33 anni, malata di gioco, ha rubato 35 mila euro di gratta e vinci nel bar in cui lavora. Licenziata e denunciata la ragazza, che ha confessato ai carabinieri: "Sono vittima di una dipendenza dal gioco, non riesco a resistere ai tagliandi da grattare in cerca di fortuna. E quando ho finito i miei soldi, ho iniziato a rubarli".
Ad accorgersi del pesante ammanco di gratta e vinci, scrive il Corriere Veneto, è stata la titolare di un bar, nella zona di Cornuda. Un locale che lavora bene, con sei dipendenti ed un buon giro di clienti. Tra le offerte dell’attività anche vari tipi di gratta e vinci disposti dietro al bancone. Controllando i propri bilanci la titolare si è accorta che, tra le spese per l’acquisto dei tagliandi e i relativi incassi qualcosa non tornava e non di poco: «La titolare si è resa conto che, in meno di un anno - spiega il capitano Nicola Fasciano -, c’era un ammanco di 35 mila euro. Ci ha anche detto che già lo scorso anno, avevano notato qualcosa di strano ma gli ammanchi erano inferiori e non si era impensierita troppo».
I militari hanno quindi avviato un’indagine scartando subito l’ipotesi che potesse trattarsi di reiterati furto con destrezza, vista la posizione dei tagliandi disposti in modo da non essere accessibili dai clienti. Hanno quindi deciso di utilizzare una telecamera nascosta, posizionandola in modo da vigilare sulla zona del bar dove si trovavano i gratta e vinci. La telecamera è rimasta in funzione per giorni, immortalando una delle dipendenti, una barista di 33 anni della zona.
La donna, approfittando dei momenti in cui rimaneva sola a fine turno, si avvicinava allo scaffale e prendeva mazzetti di dieci biglietti alla volta, li metteva in borsa e riprendeva le sue attività. Un comportamento registrato dai militari per ben quattro volte in pochi giorni. I carabinieri hanno atteso qualche giorno, per verificare se la 33enne fosse l’unica responsabile dei furti. A quel punto è scattata la denuncia: «Di fronte alle contestazioni che le abbiamo mosso - conclude Fasciano -, la donna ha ammesso subito le sue responsabilità, confessando di essere malata di gioco. Vittima di una vera e propria dipendenza che non riusciva più a controllare e che la spinge a sperperare in pochi giorni i soldi dello stipendio costringendola quindi a rubare pur di recuperare tagliandi da grattare». Quei 35 mila euro di biglietti rubati le avrebbero anche fruttato qualcosa come 20 mila euro di vincite. Oltre ai guai con la giustizia, la donna è stata subito licenziata dalla titolare del bar.

Assunzione è verde

Il "lavoro verde" "tira" ed offre posti di lavoro. Più di un terzo delle assunzioni previste dalle imprese sono infatti di lavoratori esperti di ambiente, ecosostenibilità, responsabilità sociale: essere esperti in emissioni di gas serra in atmosfera, tecnici per la sostenibilità dell'industria del mobile e statistici ambientali, per citare solo alcune delle professioni "green" dà qualche chance in più in questo momento difficile per l'economia e per il lavoro in particolare. A rivelarlo è Unioncamere alla 21esima edizione di JOB&Orienta.
Il 38% delle assunzioni previste dalle aziende per il 2011 riguarda infatti figure professionali legate alla sostenibilità: 227.000 sul totale delle circa 600mila previste dalle imprese. I settori legati alla sostenibilità in senso stretto, ma anche una riconversione ecologica della nostra economia nazionale - svolta quanto mai necessaria e imprescindibile -, sembrano infatti leve importanti non soltanto per uscire dalla crisi e far ripartire la crescita economica, ma anche per generare occupazione. A confermarlo, appunto, il Rapporto GreenItaly, curato da Symbola e Unioncamere, secondo il quale il 23,9% delle imprese italiane (circa 370mila imprese, di cui 150mila industriali e quasi 220mila di servizi) tra il 2008 e il 2011 ha investito o investirà in tecnologie e prodotti green, scegliendo di coniugare qualità, innovazione e sostenibilità.
Delle 227 mila assunzioni riconducibili alla sostenibilità ambientale previste per quest'anno dalle imprese in modo trasversale su tutta la nostra penisola, circa la metà, pari a 97.600 unità (il 16,4% del totale), sono legate alle ''professioni verdi'' in senso stretto, ossia quelle dei settori delle energie rinnovabili, della gestione delle acque e rifiuti, della tutela dell'ambiente, e ancora mobilità ed edilizia sostenibile, efficienza energetica.
In cima alla classifica per domanda di professioni più ampiamente riconducibili alla green economy, in termini percentuali, si colloca il settore delle costruzioni (oltre il 70% delle assunzioni programmate). Notevole la domanda di professioni green pure da parte dell'industria manifatturiera (più della metà del fabbisogno complessivo). E ancora rispetto alle dimensioni delle imprese, la ricerca fa emergere come la richiesta di professioni verdi in senso stretto e quella di professioni riconducibili alla green economy sia più consistente nelle micro imprese (da 1 a 9 addetti) e nelle piccole imprese (da 10 a 49). La domanda più elevata di figure professionali green è inoltre maggiormente diffusa tra le imprese del Sud.
Un altro fattore spicca con forza: le imprese più ecocompatibilmente orientate tendono a consolidare il rapporto di lavoro, formalizzando con i lavoratori previsti in entrata nel 2011 in professioni riconducibili alla green economy contratti a tempo indeterminato in misura molto maggiore (nel 48% dei casi contro il 43% per quelli impiegati al fuori delle professioni green): come dire che all'attenzione ambientale spesso fa da pandant anche quella a valorizzare l'individuo e il suo lavoro.
Ma quali sono le professioni più richieste? Esse riguardano in parte figure nuove, in parte specializzazioni di professioni già esistenti, legate a nuove tecnologie, crescenti bisogni socioeconomici e necessità ambientali. In particolare, i più gettonati sono: l'auditor esperto in emissioni di gas serra in atmosfera, il tecnico superiore per industrializzazione, qualità e sostenibilità dell'industria del mobile, lo statistico ambientale, l'operatore marketing delle produzioni agroalimentari biologiche, il risk manager ambientale, l'ingegnere dell'emergenza, il progettista di architetture sostenibili e l'esperto del ciclo di vita dei prodotti industriali.
Le imprese però segnalano difficoltà a reperire il 30,3% dei green jobs in senso stretto e il 28,1% delle figure riconducibili alla green economy (+6 punti percentuali circa rispetto alle difficoltà di reperimento lamentate nel caso delle figure non riconducibili alla green economy). E andando più a fondo, si apprende che il 15% circa del fabbisogno di green jobs rischia di rimanere insoddisfatto a causa di un'inadeguata preparazione dei candidati, per lo più non connessa a competenze acquisibili on the job, a differenza di quanto avviene invece con frequenza per le professioni non riconducibili alla green economy.
Esigenza alla quale fortunatamente, l'offerta formativa si sta adeguando, se si pensa che nell'anno accademico 2011/2012 sono stati attivati 193 corsi di laurea in 54 atenei sui temi della sostenibilità ambientale (oltre un terzo al Sud). Sempre nell'ambito green, nel periodo 2002-2010 sono stati istituiti 91 dottorati di ricerca sul tema e, su 59 Istituti tecnici superiori, partiti o in avvio proprio in questi mesi, ben 17 riguardano l'efficienza energetica e la mobilità sostenibile.

Napolitano, ci sei?

Carissimo Presidente Napolitano,
come sta? Riesce a riposare un po'?
Dopo un periodo di frenetica attività, del quale Le siamo molto grati, che ha portato alla caduta del governo Berlusconi e alla nomina di Mario Monti a senatore a vita, nonché poi a presidente del Consiglio dei ministri, penso che molto opportunamente Lei si sia preso un periodo di riposo. Se lo merita, senza dubbio, ma i Suoi interventi un po' mi mancano. Non credo che abbia esaurito le cose che, dall'alto della Sua esperienza umana e politica, potrebbe dirci, per illuminare il cammino che stiamo intraprendendo, che a molti appare molto buio, e probabilmente senza via d'uscita, anche per la mancanza di un serio dibattito politico. Vede, il professor Monti è un brav'uomo, certamente molto competente e preparato, ma è un economista e probabilmente certe cose proprio non riesce a vederle, o forse, immerso nella sua sterminata cultura, non riesce a concepirle. Per questo abbiamo bisogno di non sentirci abbandonati da Lei. Lei ha una storia e un'esperienza ancorata a saldi valori di solidarietà e protezione del più debole.

Per questo Le chiedo: Signor Presidente, ma Lei si è accorto che il tanto onorato mercato è il luogo dove vige la legge del più forte? Dove il potere dei soldi e del profitto passa sopra le vite di molti uomini ignari? Ma lo sa Presidente che cosa ha combinato la finanza in tutti questi anni? Ha notizia di cosa sono i derivati e le scommesse rappresentate dai futures? Lo sa che il mercato è diventato il più grande casinò mondiale, dove si gioca d'azzardo, spesso con i soldi lucrati illegalmente dalle più efferate organizzazioni criminali? Lo sa che pur di guadagnare qualcosa in più c'è gente disposta a scommettere sull'aumento dei costi dei generi alimentari di prima necessità, e che in questo modo i prezzi del grano o del riso diventano impagabili per milioni di persone? Può darsi che queste cose il presidente Monti gliele abbia tenute nascoste. Magari per non preoccuparla. Di certo anche Pier Ferdinando e Pier Luigi hanno osservato un omertoso silenzio. Di Silvio e Angiolino non c'è da meravigliarsi. Loro lo sanno, ma sono abituati a farsi i fatti loro.

Dunque questo mercato crea, nell'assenza delle regole della politica, una gran quantità di danni ai tentativi di rendere la vita più umana e più solidale. Lo stesso presidente del Consiglio lo teme molto, guardandosi bene dal tassare i ricchi o dal proporre nuove regole (tipo la Tobin tax, sì quella pensata dal professor Tobin, di cui si onora di essere allievo). Dunque, nel Suo silenzio, si stanno operando scelte che non serviranno a placare, se non per un breve periodo, l'avidità degli usurai che ogni giorno si ritrovano al mercato. Peggio, queste scelte stanno producendo un caduta libera della speranza nel futuro e del senso di giustizia sociale. Presidente, non si tratta di sacrifici, non si faccia ingannare. Si tratta di trovare risposte a intimidazioni di creditori Dickensiani.

Credo che questo Lei non lo voglia. Allora faccia perno sulla sua credibilità internazionale, non si pieghi al ricatto dei mercati, dia una scrollatina ai molti che intorno a lei brancolano ciechi devastando tutto quello che di buono si era fatto nel welfare e nella convivenza civile. Chiami al telefono Angela e Barak. Spieghi a Nicolas che in questo modo non si va da nessuna parte. Si opera solo una macelleria sociale per rispettare, noi, i buoni, le regole che il mercato ci impone. Sono regole economiche che già di per se non tengono conto dei veri bisogni delle persone. In più a imporcele sono gli stessi delinquenti senza cuore che trasformano il gioco del danaro in una tragedia nelle vite di molte persone.

Lo faccia Presidente.  Rompa questa omertà. Dica con parole chiare che il re è nudo. Faccia capire che non ci piegheremo al ricatto e alle minacce dei malviventi che ritengono che la vita delle persone valga meno, ma molto meno, della loro smania di possedere sempre di più. Dopo di che chieda al presidente del Consiglio di non giocare con i numeri, ma di fare scelte che riducano corruzione e sprechi, che combatta qualsiasi forma di criminalità, anche quella che in giacca e cravatta ogni mattina sceglie dove andare a far danno, al solo scopo di rendere ancora più ricchi i ricchi. L'avidità, Signor Presidente, è una malattia molto grave che ha già contagiato troppe persone. Spero molto nel Suo intervento di uomo saggio. Se non ora quando?

La 7, Mentana lascia?

MENTANA. "NON ANDREI COMUNQUE A UN TG DELLA RAI" - "Non accetterei di andare in un telegiornale della Rai. Piuttosto preferirei fare un'esperienza come quella che sta facendo Michele Santoro"
MENTANA: O CHIARIMENTO CHE DISSIPI TERRENO O NON RESTO QUI - Enrico Mentana non ritira le dimissioni da direttore del Tg La7, ovvero "o ci sara' un chiarimento ulteriore che possa dissipare il terreno da tutto quanto accaduto, che e' molto grave dal mio punto di vista, o non avro' ragione di restare". Lo ha detto nell'anteprima dell'edizione delle 20 del tg, che comunque sta guidando nonostante l'annuncio oggi pomeriggio delle dimissioni. Mentana ha fatto una rapida ricostruzione di quanto accaduto in queste ore, con sullo sfondo la mancata lettura di un comunicato Fnsi di solidarieta' con i poligrafici in sciopero lunedi' contro la manovra del governo. Ieri c'e' stato il comunicato diffuso dal cdr de La7 e dall'Associazione stampa romana in cui si denunciava un comportamento antisindacale del direttore e quindi l'annuncio della sua denuncia per questo motivo; quindi l'annuncio delle dimisisoni da parte di Mentana, trascorse le 24 ore in cui auspicava una marcia indietro rispetto ai contenuti di quel comunicato. "Anche noi, come ogni tanto capita, siamo entrati nel gioco delle notizie - ha detto Mentana -. C'e' stato un grave incidente che ha riguardato me personalmente. Lunedi' sciopero di tre ore dei sindacati Cgil, Cisl e Uil contro le misure della manovra Monti. In quell'occasione il sindacato dei giornalisti ha fatto un comunicato di solidarieta' con i poligrafici" che i sindacati, l'Asr e il Cdr del TgLa7, hanno chiesto che venisse letto durante il tg. "Ma in questo telegiornale entrano solo le notizie che contano - ha spiegato il direttore dimissionario - abbiamo tolto tutti i fronzoli, notizie che non interessano all'opinione pubblica. Della solidarieta' della Fnsi ai poligrafici si poteva fare a meno, non accettiamo imposizioni di documenti da parte di questa o quella categoria, senno' il tg sarebbe fatto solo di comunicati perche' una volta che entra uno entrano tutti. Quindi abbiamo deciso di non accettare quella richiesta. Sono convinto che non aggiungeva nulla alla corretta informazione data dal tg sullo sciopero". Mentana ha quindi continuato rilevando che "come direttore responsabile sono stato denunciato alla magistratura per comportamento antisindacale. Il comunicato lo ha fatto l'Asr d'intesa con il cdr del tg". E di fronte a questa situazione "io non posso lavorare con persone che mi hanno denunciato, e quindi oggi dopo 24 ore ho deciso di dimettermi da questo tg. Come si puo' lavorare in un ambiente dove ci sono persone che hanno denunciato? Ognuno di voi studia o lavora. Si puo' studiare o lavorare in un ambiente dove sei stato denunciato? Poco fa l'assemblea dei giornalisti de La7 mi ha chiesto di restare (ed ha quindi letto quanto appena riportato dalle agenzie di stampa, ndr). Tra l'altro il segretario dell'Asr ha appena confermato la denuncia..Ora, o ci sara' un chiarimento ulteriore che possa dissipare il terreno da tutto questo, che e' molto grave dal mio punto di vista, o non avro' ancora ragione di restare qui. Immaginate cosa vuol dire dopo tutto il lavoro svolto...". Il finale e' stato non meno determinato: "Non voglio fare la fine di altri direttori che si sono dimessi perche' rinviati a giudizio o anzi che sono stati dimissionati perche' rinviati a giudizio. Vorrei avere oltre che la fedina penale anche la coscienza immacolata".
ASSEMBLEA GIORNALISTI LA7 GLI CHIEDE RESTARE DIRETTORE - I giornalisti de La7 chiedono ad Enrico Mentana di ritirare le dimissioni e restare direttore della testata. La richiesta e' scaturita a conclusione dell'assemblea dei giornalisti. In una breve nota si sottolinea che il Tg sotto la direzione di Mentana "ha raggiunto risultati straordinari, rilanciando l'emittente". E' detto inoltre che l'assemblea dei giornalisti de La7 "rileva che il Cdr non ha presentato alcuna denuncia ne' ha mai intrapreso azioni contro il direttore d'intesa con l'Associazione Stampa Romana". L'assemblea dei giornalisti dell'emittente "invita" quindi l'ASR a non prendere alcuna iniziativa "che rischia di essere inopportuna e dannosa per la stessa redazione de La7". Infine, l'assemblea dei giornalisti de La7 chiede alla Fnsi di adoperarsi per il dialogo e la ripresa di corrette relazioni sindacali.
mentana
CDR LA7, MAI DENUNCIATO E RINNOVIAMO STIMA A DIRETTORE - Nessuna denuncia e' stata mai presentata alla magistratura contro Enrico Mentana ed inoltre allo stesso Mentana viene rinnovata "la stima e l'apprezzamento per lo straordinario lavoro che sta svolgendo insieme alla redazione". Sono i due passaggi chiave del comunicato del cdr del Tg La7 dopo le dimissioni del direttore della testata. Un comunicato che sembrerebbe mostrare l'0esistenza di uno spuragio per una ricomposione della vicenda. "Il comitato di redazione de La 7 smentisce di aver presentato o di avere intenzione di presentare alcuna denuncia alla magistratura nei confronti del direttore Mentana", e' detto nella nota. "Il comitato di redazione de La 7 cerca il dialogo, come ha sempre fatto, anche quando sono state messe in discussione le regole delle relazioni sindacali. La vicenda cui si fa riferimento non riguarda i rapporti tra il direttore e il Cdr - viene precisato -, ma la questione insorta tra la direzione e il sindacato nazionale e regionale sul diniego opposto alla lettura, secondo le regole del contratto nazionale di lavoro, del comunicato della Fnsi di solidarieta' con lo sciopero di Cgil, Cisl, Uil e Ugl per una manovra piu' equa". E ieri stesso la Fnsi - conckldue il cdr - ha proposto al direttore, "che ha dato la sua disponibilita'", una mediazione "per ricomporre conflitti e incomprensioni e ripristinare serene relazioni sindacali".
MENTANA: DA CDR SMENTITA TARDIVA  - "E' giunta in ritardo la smentita del Cdr del TgLa7. Cosa vogliono da me?". E' questa la reazione di Enrico Mentana, secondo ambienti vicini al direttore, al comunicato del cdr che smentisce di averlo denunciato per comportamenti antisindacali, nel quale gli si rinnova la stima. "C'erano 24 ore per smentire quel comunicato e questo non e' accaduto e non poteva accadere perche' parlava chiaro:era la stampa romana d'intesa con il cdr e La7", si sarebbe sfogato Mentana.
FELTRI, "SCELTA DI MENTANA GIORNALISTICAMENTE CORRETTA" - "Mentana ha portato il notiziario di La7 a livelli molto alti, sia per la qualità che per gli ascolti. Credo che abbia pienamente ragione perchè un comunicato di quel tipo non è una notizia che il pubblico attende col batticuore, infatti nessun altro notiziario ha dato notizia di tale comunicato. Scelta giornalistica corretta". Questo il parere, sulle dimissioni del direttore del Tg La7, di Vittorio Feltri, ospite in studio a Tgcom24. "La sua reazione è pienamente giustificata - aggiunge - perchè non si può dirigere una redazione che fa sì che si mobiliti tutto l'apparato per far sì che si notifichi la sanzione. Non penso che la situazione al momento sia ricucibile, bisognerebbe che il cdr chiedesse scusa. Ormai il caso è esploso".
TI MEDIA CROLLA SULLE VOCI LEGATE ALLE DIMISSIONI DI MENTANA Male in Borsa Ti Media, la società che controlla La7, dopo le notizie sulla dimissioni di Enrico Mentana dalla direzione del Tg. Il titolo, che è arrivato a perdere fino al 6,59% con la notizia dell'addio, ha chiuso in calo del 3,74% a 0,16 euro.
FERRANTE AD AFFARI - Ma Stefano Ferrante, membro del Cdr del Tg di La7, ad Affaritaliani.it dichiara: "Il cdr non ha denunciato Mentana alla magistratura ordinaria, questo deve essere chiaro". La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il rifiuto del direttore di leggere durante il Tg il comunicato della Fnsi che solidarizzava con lo sciopero dei poligrafici, indetto nell'ambito della mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil e Ugl contro la manovra del Governo Monti. Ferrante spiega ad Affari: "La Fnsi ha mandato un comunicato chiedendo di pubblicarlo, e il cdr ha fatto solo da tramite con il direttore, che non ha ritenuto di leggere il comunicato durante il Tg. Ma da noi non è partita nessuna denuncia".
Bianchi Clerici (cda Rai) ad Affaritaliani.it: a Mentana no direzione del Tg1 - "Alberto Maccari va benissimo. Ha iniziato oggi il suo lavoro da direttore e quindi lasciamo fare. Ha la mia piena fiducia". Giovanna Bianchi Clerici, membro del cda della Rai in quota Lega Nord, interpellata da Affaritaliani.it, chiude la strada ad Enrico Mentana direttore del Tg1, dopo le dimissioni di quest'ultimo da direttore del telegiornale de La
MA LA SANTANCHE' RIBATTE AD AFFARI -  "Il mio giudizio su Mentana è ottimo e sarei  ben felice se facesse il direttore del Tg1". Daniela Santanchè deputata del Pdl, intervistata da Affaritaliani.it, propone Enrico Mentana alla direzione del Tg1 dopo le sue dimissioni da La 7. Mentana poterebbe essere un buon direttore del Tg1 dopo le dimissione di Minzolini?. " Mentana è un ottimo direttore e un bravissimo giornalista. Il mio parere personale non può che essere positivo. Credo che Mentana possa fare qualsiasi cosa visto che è un persona capace". Nonostante le polemiche che ci sono state con Berlusconi in passato quando Mentana lasciò il Tg5?. "Non mi pare ci siano state polemiche con Berlusconi. E poi l'ex premier lascia tutti molto liberi e non fa ingerenze nella stampa e nella televisione. Si racconta di un  Berlusconi diverso da com'è. Ripeto, il mio giudizio su Mentana è ottimo e sarei ben felice se facesse il direttore del Tg1".

E ANCHE A SALVINI PIACE MENTANA - “Mi piace molto Mentana. E lo vedrei bene alla direzione del Tg1”. Così Matteo Salvini, eurodeputato della Lega Nord, interpellato da Affaritaliani.it, dopo le dimissioni di Mentana da direttore del tg de La7.
SOLIDARIETA' DA TI MEDIA: NON AVUTE DIMISSIONI UFFICIALI - Telecom Italia Media esprime a Enrico Mentana "ampia solidarieta'" e fa sapere di non avere ancora ricevuto "alcuna comunicazione ufficiale circa la decisione di volersi dimettere dalla guida del Tg La7". "L'azienda, peraltro - si legge in una nota - intende esprimere al direttore Mentana la piu' ampia solidarieta' per le azioni sproporzionate intraprese dagli organismi di rappresentanza sindacale locale e nazionale e auspica la veloce ricomposizione del dissidio, nel civile confronto delle opinioni fra tutti gli attori coinvolti".
LA RISPOSTA DI MENTANA - "Sono rituali, che se mai hanno avuto un senso, certo non lo hanno ora. Faccio il giornalista e dò notizie per i telespettatori, non leggo comunicati di altri". Così il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, risponde all'Associazione stampa romana e al Cdr della sua testata che hanno annunciato di averlo denunciato per comportamento antisindacale in quanto "si è rifiutato di leggere nel Tg il comunicato della Federazione della Stampa che solidarizzava" con lo sciopero dei poligrafici di Cgil, Cisl, Uil.

"Così come durante il tg non ho mai letto comunicati di Telecom, ovvero del mio editore, non vedo perché - aggiunge - dovrei leggere quelli dei sindacati". "La Federazione della Stampa non può comportarsi come quelle aziende che pretendono - conclude Mentana - la pubblicazione dei loro comunicati".
COS'E' SUCCESSO - L'Associazione Stampa Romana, d'intesa con il Comitato di redazione del Tg La7, ha dato mandato ieri all'avvocato Bruno Del Vecchio di sporgere denuncia per il comportamento antisindacale (articolo 28 della legge 300/1970) contro l'emittente La7 e il direttore del Tg, Enrico Mentana.

"L'Asr, dopo ripetuti tentativi di conciliazione, si vede costretta a questo atto - recita il comunicato - per le ripetute violazioni dell'articolo 34 del Cnlg da parte della direzione del Tg de La7 che si rifiuta categoricamente di intrattenere corrette relazioni con il Comitato di redazione". A determinare questa decisione - "la goccia che ha fatto traboccare il vaso", dice il comunicato - e' stato "il rifiuto del direttore" di leggere nel Tg il comunicato della Fnsi che solidarizzava con lo sciopero dei poligrafici, indetto nell'ambito della mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil e Ugl contro la manovra del Governo Monti. "Un rifiuto irricevibile e contrario a quanto previsto dagli accordi collettivi di lavoro", e' sottolineato. "Non possiamo consentire ad alcuno - afferma quindi il segretario dell'Asr, Paolo Butturini - di contravvenire alle regole sindacali. I dati di ascolto o l'innegabile professionalita' di un direttore non possono fare da schermo alla violazione delle norme che la categoria, alla quale anche Mentana appartiene, si e' data per garantire la propria autonomia e la difesa dei propri diritti. Ho personalmente e piu' volte richiamato il direttore del Tg de La7 a un comportamento piu' conciliante e al rispetto del contratto, mi dolgo che questi richiami siano caduti nel vuoto. Specialmente in questo momento difficile per il Paese e per la nostra categoria in particolare, possiamo discutere molte cose, ma non la tutela dei colleghi e i loro diritti sindacali cosi' come sono normati nel contratto collettivo di lavoro". L'Associazione Stampa Romana di dichiarava infine ancora "disponibile al confronto", purche' avvenga "all'interno di quelle regole, liberamente stabilite dalle parti, che garantiscono corrette relazioni industriali e professionali".
LE DIMISSIONI DI MENTANA - Enrico Mentana si e' dimesso da direttore del Tg La7. La decisione, spiega lo stesso giornalista e' giunta a seguito della denuncia alla magistratura ordinaria per comportamento antisindacale presentata dal Cdr. "Ieri pomeriggio - spiega - ho appreso dalle agenzie di essere stato denunciato alla Magistratura ordinaria dal mio Cdr. Ho atteso 24 ore per verificare eventuali ravvedimenti che non ci sono stati. Essendo impensabile continuare a lavorare anche solo per un giorno con chi mi ha denunciato - ha concluso - rassegno da subito le dimissioni dalla direzione del Tg La7".

martedì 13 dicembre 2011

8 anni e 8 mesi di carcere all'ex juventino Padovano

Michele Padovano è stato condannato a otto anni e otto mesi di carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Per l'ex attaccante juventino la pubblica accusa del Tribunale di Torino aveva chiesto la condanna a 24 anni di reclusione. Al suo sodale e amico d'infanzia Luca Mosole invece sono stati inflitti 15 anni. La reazione di Padovano è comprensibilmente incentrata su un sentimento di delusione, misto alla volontà di ribaltare il verdetto in sede d'Apello: "La sentenza che mi ha condannato è clamorosamente ingiusta, ma battaglierò fino alla fine per dimostrare che non c'entro": queste le parole dell'ex calciatore a Repubblica.it. "Andremo sicuramente in appello - ha aggiunto - perché, anche se mi avessero dato solo sei mesi, non sarei stato contento. I giudici hanno esagerato".

Padovano ha giocato (e segnato molti gol) in varie squadre: Cosenza, Pisa, Napoli, Genoa, Reggiana, Juventus, Crystal Palace (Inghilterra) e Metz (Francia). Vanta anche una presenza in Nazionale. Ha avuto anche brevi esperienze come dirigente calcistico, tra cui una nella storica società della Pro Patria.

LA VICENDA
- Come già detto nel processo che è arrivato alla sentenza di primo grado a Torino, l'ex calciatore di Juventus e Reggiana e l'amico Luca Mosole sono imputati per associazione per delinquere e traffico di stupefacenti. Alla luce delle richieste dell'accusa, formulata dal pubblico ministero Antonio Rinaudo (24 anni), la sentenza è stata tutto sommato piuttosto clemente. L'inchiesta ha preso le mosse sulla base di intercettazioni telefoniche, ovviamente suffragate da ulteriori elementi probatori.

L'amicizia con un piccolo trafficante di droga e le intercettazioni di conversazioni ambigue e suggestive sono state per Padovano, alla Juve dal 1995 al '97 con un curriculm da 42 gol, all'origine di tutto questo. Arrestato il 10 maggio 2006 e rimasto in carcere e poi ai domiciliari sino al febbraio successivo in una indagine scaturita in una inchiesta che disegnò un traffico internazionale di hashish tra Marocco, Spagna e Italia  e che, in una fase embrionale, coinvolse anche Gianluca Vialli e Nicola Caricola, scagionati completamente da alcun coinvolgimento. Il pubblico ministero considerava l'ex calciatore tra i finanziatori della banda che comprendeva decine di persone, quasi tutte già condannate in un precedente processo che si è concluso con rito abbreviato. Due sono gli episodi, documentati da intercettazioni telefoniche e pedinamenti, in cui l'ex calciatore avrebbe ceduto circa 100 mila euro all'amico d'infanzia Mosole (i due risiedono entrambi nel Torinese), ritenuto il capo dell'organizzazione criminale. Da qui la richiesta dell'accusa, accolta parzialmente come verità processuale.

Padovano spacciava droga ai giocatori della Juve.

Sembra destinato ad allargarsi il caso legato a Michele Padovano, l'attaccante ex-Juventus condannato a otto anni e otto mesi di carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Il giocatore è stato infatti chiamato in causa da Alfredo Iuliano, padre di Mark, suo ex compagno bianconero, con pesantissime accuse, compresa quella di un coinvolgimento nell'omicidio di Donato Bergamini calciatore del Cosenza morto in circostanze mai chiarite nel 1989.

"Padovano è colpevole, riforniva anche i calciatori della Juventus tra cui mio figlio: altre vittime sicure Vialli e Bachini (squalificato a vita dopo una doppia positività, ndr), che a causa della droga ha visto troncata del tutto la sua carriera - scrive Alfredo Iuliano dalla sua pagina Facebook - Inoltre resta ancora aperta la sua responsabilità sul caso Bergamini".
 
"Sono decine i calciatori vittime dello spaccio di Padovano. In questi anni ha tenuto stretti contatti di spaccio anche con qualche giornalista spacciatore cosentino. Padovano è un cancro da estirpare - aggiunge i padre di Iuliano - Padovano era un trovatello cresciuto in un orfanotrofio, spacciava già da ragazzo, Dio gli diede l'opportunità di cambiare, invece porto la sua diabolica inclinazione anche nel calcio. E' stato devastante. Mio figlio lo stimava anche perchè quando era bambino era il suo idolo nel Cosenza. quando gli fece l'assist in Coppa Campioni e Padovano segnò di testa, Mark toccò il settimo cielo.il suo affetto era purtroppo mal riposto".

"Mark è un ragazzo mite e buono, è stato facile abbindolarlo e purtroppo la nostra famiglia è stata segnata per sempre. Adesso ha smesso, è in cura, non si sa mai, la famiglia controlla. Ma Mark è un ragazzo forte e integro. fortunatamente". conclude il padre dell'ex-difensore della Juventus.

Ricordiamo che nelle fasi iniziali dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Padovano si è parlato in effetti anche di un eventuale coinvolgimento di Viali mentre Iuliano è stato trovato positivo nel 2008 quando giocava nel Ravenna ad un metabolita della cocaina, la “benzoilecgonina”, venendo sospeso per due anni.
 
 

Per l'ex Juve Padovano chiesti 24 anni

Per il pubblico ministero Antonio Rinaudo il quadro sarebbe nitido: ventiquattro anni e sei mesi per Michele Padovano e quarantaquattro per il suo compagno di merende e complice, Luca Mosole. Nel processo che si sta svolgendo a Torino e in cui l'ex calciatore di Juventus e Reggiana e l'amico sono imputati per associazione per delinquere e traffico di stupefacenti. E, stando alla tesi accusatoria, questa sarebbe la pena adeguata per quanto emerso da questa inchiesta argomentata sulla base di intercettazioni telefoniche e ovviamente prove che hanno indotto a questo convincimento la procura.


L'amicizia con un piccolo trafficante di droga e le intercettazioni di conversazioni ambigue e suggestive sono state per Padovano, alla Juve dal 1995 al '97 con un curriculm da 42 gol, all'origine di tutto questo. Arrestato il 10 maggio 2006 e rimasto in carcere e poi ai domiciliari sino al febbraio successivo in una indagine scaturita in una inchiesta che disegnò un traffico internazionale di hashish tra Marocco, Spagna e Italia  e che, in una fase embrionale, coinvolse anche Gianluca Vialli e Nicola Caricola, scagionati completamente da alcun coinvolgimento.
 
 
Stavolta Padovano deve difendersi  dall'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale dopo l'oscura vicenda del 2006. Il pubblico ministero ritiene l'ex calciatore tra i finanziatori della banda che comprendeva decine di persone, quasi tutte già condannate in un precedente processo che si è concluso con rito abbreviato. Due sono gli episodi, documentati da intercettazioni telefoniche e pedinamenti, in cui l'ex calciatore avrebbe ceduto circa 100 mila euro all'amico d'infanzia Mosole (i due risiedono entrambi nel Torinese), ritenuto il capo dell'organizzazione criminale. Da qui la richiesta di una simile pena.
 
 
Padovano ha giocato (e segnato molti gol) in varie squadre: Cosenza, Pisa, Napoli, Genoa, Reggiana, Juventus, Crystal Palace (Inghilterra) e Metz (Francia). Vanta anche una presenza in Nazionale. Ha avuto anche brevi esperienze come dirigente calcistico, tra cui una nella storica società della Pro Patria.

Augusto Minzolini non e' piu' il direttore del Tg1

Il CdA della Rai lo ha rimosso dall'incarico, su proposta del direttore generale Lorenza Lei formulata in base a quanto previsto dalla legge n. 97 del marzo 2001 relativa a dipendenti di aziende non solo della pubblica amministrazione ma anche a prevalente partecipazione pubblica nel momento in cui sullo stesso soggetto pende un giudizio della magistratura penale. A favore della rimozione di Minzolini hanno votato quattro consiglieri, mentre quattro hanno votato contro e uno si e' astenuto. La proposta e' passata perche' in caso di parita' il voto del presidente vale doppio, e in questo caso Paolo Garimberti ha votato a favore della rimozione, come del resto aveva preannunciato nei giorni scorsi. Adesso tocchera' al direttore generale proporre a Minzolini un nuovo incarico, di peso equivalente a quello da cui e' stato rimosso. Con ogni probabilita' gli sara' proposta una destinazione all'estero, in un ufficio di corrispondenza di primissimo piano. Fermo restando che lo stesso Minzolini non decida di ricorrere al magistrato del lavoro per il reintegro qualora ritenesse inadeguato il nuovo incarico. Lo scontro in CdA e' stato tutto sulla interpretazione dell'articolo 3 della legge 97/2001, che secondo i legali consultati dalla Rai equiparano il lavoro privato al pubblico impiego e la legge e' pertanto applicabile anche all'azienda di viale Mazzini non in quanto essa appartenente alla pubblica amministrazione ma perche' caratterizzata da prevalente partecipazione pubblica. Al contrario, i consiglieri che hanno votato per il no alla rimozione ritengono non applicabile alla Rai questa legge.

Negli Stati Uniti, gli Indignados si fanno notare

Gli attivisti di 'Occupy Wall Street' che 'puntavano' sui porti della costa occidentale degli Stati Uniti sono riusciti a chiudere diversi terminal, in qualche caso, si sono anche scontrati lievemente con la polizia. Migliaia di manifestanti hanno marciato sui porti, dalla California meridionale allo Stato di Washington, con l'obiettivo di richiamare l'attenzione sulle disuguaglianze economiche, l'alto tasso di disoccupazione e un sistema finanziario che - dicono - e' ingiustamente favorevole ai piu' ricchi. Dall'alba di lunedi', gli attivisti avevano gia' picchettato i cancelli arrivando alla parziale chiusura di alcuni porti in California, Oregon e Washington. Al porto di Longbeach, adiacente a Los Angeles, 250/300 persone hanno marciato sotto la pioggia verso un impianto terminal dove si sono confrontati con agenti di polizia, che il hanno respinti con manganelli. Due persone sono state arrestate prima che i manifestanti lasciassero l'area per bloccare il traffico lungo un'arteria limitrofa; ma poi la folla, mentre la pioggia diventava sempre insistente e la polizia aumentava, si e' dispersa da se'. A Seattle, gli agenti hanno lanciato alcuni razzi illuminanti prima di fare alcuni arresti a uno dei terminal.

L'azione piu' imponente e' avvenuto a Oakland, nel quinto porto-container piu' trafficato della nazione. "Quali porti? I nostri porti", inneggiava una folla di un migliaio di attivisti, sfilando ancora prima dell'alba da una stazione di transito verso
il porto di carico della citta': 150 operai sono stati sono stati mandati a casa, proprio perche' bloccati dal picchettaggio; e nel pomeriggio, Scott Olsen, il veterano dei Marine rimasto ferito negli scontri tra agenti e attivisti di Occupy Oakland ad ottobre, ha guidato una marcia di circa un migliaio di persone che puntavano verso il porto. Il portavoce di Occupy Oakland, Mike King, ha definito il blocco un successo, assicurando che il traffico merci al porto e' stato limitato a solo due navi, arrivate prima della manifestazione: "Nessuno ha attraversato la linea del picchetto e la gran parte dei camion e' rimasta all'esterno". Due terminal sono stai anche bloccati a Portland, in Oregon, dove due persone armate di pistola e arma da taglio sono state arrestate (ma gli organizzatori hanno detto che non appartenevano al movimento).
Una delle ragioni della protesta contro i porti era il fatto che la Goldman Sachs ha un'importante partecipazione azionaria di SSa Marine, l'azienda che gestisce la gran parte del terminal sulla costa occidentale.

Kyoto: esce il Canada

Il Canada è diventato il primo Stato che si ritira dal Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni inquinanti; e la Cina liquida la decisione come "deplorevole", giudicandola contraria agli interessi della comunità internazionale.

Secondo il governo di Ottawa, l'accordo "non funziona" e la 'piattaforma di Durban' e' ormai il cammino verso il futuro. Di ritorno dalla conferenza sui cambiamenti climatici in Sudafrica, il ministro canadese dell'ambiente Peter Kent ha giustificato la decisione con il fatto che il Canada rischiava di pagare sanzioni per 14 miliardi di dollari se rimaneva tra i firmatari del protocollo: "Invochiamo il diritto legale del Canada di ritirarsi formalmente da Kyoto", ha detto il ministro.
L'accordo di Kyoto, firmato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005, e' l'unico quadro giuridicamente vincolante mai siglato per frenare l'effetto serra, provocato dalle emissioni inquinanti. In base al Protocollo, il Canada si era impegnato a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 6% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012, ma queste emissioni sono notevolmente aumentate.
Arrivato al potere nel 2006, il governo conservatore di Steven Harper aveva apertamente respinto i suoi obblighi e denunciato "l'errore" della firma siglata dal governo liberale che lo aveva preceduto; si era tuttavia impegnato a ridurre le emissioni del 17% entro il 2020 rispetto al 2005, un impegno giudicato dagli ambientalisti notevolmente insufficiente. Kent ha affermato che la piattaforma individuata alla conferenza sul clima a Durban rappresenta "il percorso in avanti": Kyoto lascia fuori i due principali Paesi emettitori, gli Usa e la Cina, e pertanto -ha ribadito Kent- "non puo' funzionare" e "non e' una soluzione globale al cambiamento climatico, piuttosto un ostacolo

In Calabria sequestrato impianto di compostaggio

Oramai a Lazzaro l’illegalità sembrerebbe aver preso il posto della legalità, tanto da far passare inosservato l’ennesimo disastro ambientale causato dall’uomo.
Un altro duro colpo per la popolazione e il territorio di Lazzaro. Dopo i rifiuti pericolosi della centrale Enel di Brindisi interrati nel 2009 in una cava di Lazzaro, da circa nove anni si è continuato a smaltire illegalmente  fanghi di depurazione delle acque reflue provenienti da altri Comuni fuori dalla provincia di Reggio Calabria e destinati ad un impianto di compostaggio, situato in località Comunia di Lazzaro.
L’ennesimo danno irreversibile arrecato all’ambiente e all’economia  del paese perpetrato sotto gli occhi delle Istituzioni amministrative competenti che anche in questo caso sono rimasti per anni a guardare.
Grazie al prezioso e tempestivo intervento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, attivata dai cittadini di Lazzaro è stata bloccata lo scorso 5 dicembre da parte del Corpo Forestale dello Stato  la gravissima situazione di pericolo per la salute e l’incolumità pubblica, nonché di pregiudizio per l’ambiente.
Infatti, nonostante i cittadini di Lazzaro da anni avessero ripetutamente segnalato alle Istituzioni competenti anche con documentazione fotografica e da circa un anno con una petizione popolare, la non corretta procedura di gestione dei rifiuti e l’irreversibile danno  arrecato all’ambiente, alla salute e all’incolumità dell’uomo determinato anche dall’interramento di notevoli quantità di fanghi da depurazione delle acque reflue che potrebbero contenere percentuali di idrocarburi, metalli pesanti e sostanze cancerogene ben oltre i limiti consentiti,  in parte  interrati e in parte riversati nel versante collinare, nel sottostante torrente Saetta e in altri siti circostanti l’impianto di compostaggio, i funzionari che hanno eseguito i sopralluoghi non ci risulta abbiano svolto tali riscontri. Mancanza assai grave.
Si devono inoltre porre in risalto le  gravi responsabilità degli Organi di controllo e dell’Ente provinciale competente al rilascio delle autorizzazione nonché dall’Amministrazione comunale, i quali   sebbene l’impianto di compostaggio operasse dal mese di settembre 2002 soltanto recentemente hanno inteso intraprendere qualche timida iniziativa. Infatti lo scorso mese di luglio  l’ARPACAL ha provveduto a riscontrate le inadempienze e la mancanza di alcune autorizzazioni, che stranamente  non sono state riscontrate  durante i precedenti controlli. Perché non è stata notata la presenza dei fanghi sul versante e in altri siti circostanti l’impianto di compostaggio, visibili da chiunque oramai anche da notevole distanza?
Ma vi è di più. Dopo i recenti riscontri dell’ARPACAL,  gli Enti competenti  pur consapevoli della mancanza di alcune autorizzazioni e delle inadempienze di legge da parte dell’azienda esercente l’attività di compostaggio,  hanno volutamente permesso il protrarsi della situazione inquinante che continuava a produrre effetti nocivi sulla salute pubblica e danni all’ambiente. Infatti, benché l’Organo Istituzionale referente della competente Amministrazione Provinciale sia la A.R.P.A.Cal, l’ufficio dell’Amministrazione provinciale deputato al rilascio delle autorizzazioni non ha tenuto  nella debita considerazione quanto certificato dalla precitata Agenzia Regionale ed ha ritenuto che la questione si poteva definitivamente risolvere solo con la convocazione di un tavolo tecnico congiunto. Il tavolo tecnico, a nostro avviso, viene indetto quando non si è a conoscenza della problematica, non di fronte ad una certificazione tecnica tra l’altro rilasciata da un Organo istituzionale preposto.
Inoltre a seguito di una petizione popolare con la quale  nel mese di ottobre 2010 numerosi cittadini di Lazzaro chiedevano la chiusura dell’impianto stante il persistere dei gravi inconvenienti igienico sanitari che minacciavano la salute dei cittadini e recavano insopportabili disagi e danni alla collettività, il Sindaco del Comune di Motta San Giovanni in una pubblica assemblea, tenutasi lo scorso 11 novembre informava i cittadini  che dagli accertamenti dell’A.R.P.A.Cal risultava che l’azienda in questione  operasse nella quasi regolarità.
Aggiungeva inoltre che l’Autorità comunale  in ogni caso non aveva gli strumenti per procedere alla chiusura dell’impianto anche perché la situazione richiedeva una particolare cautela dovendo salvaguardare il posto di lavoro di otto dipendenti. Di fronte a tale motivazione i cittadini intervenuti sottolineavano, fra l’altro, che per salvaguardare il posto di lavoro sarebbe bastato semplicemente che l’azienda operasse secondo la legge e che comunque  per tale fine non si poteva esporre a rischio la salute e l’incolumità di una popolazione, beni indubbiamente superiori rispetto a qualunque posto di lavoro.
Visto come andavano le cose i cittadini di Lazzaro ritenevano che l’unica via percorribile fosse quella di interessare della problematica il Capo della Procura del Tribunale di Reggio Calabria, dott. Giuseppe Pignatone. Così sono arrivati il sequestro ed i sigilli apposti all’impianto da parte del Corpo Forestale dello Stato.
Purtroppo il danno ormai è stato fatto e bisogna adesso cercare di ridurre per quanto possibile le conseguenze. A tal fine, tenuto conto che più volte è stata notata la presenza di capi di bestiame che pascolavano sui fanghi di depurazione e all’interno della discarica comunale dismessa, abbiamo rappresentato la necessità e l’urgenza della bonifica e messa in sicurezza dei precitati siti inquinati.
Per tale motivo abbiamo chiesto che nella zona siano vietati il pascolo e le coltivazioni atteso che  le sostanze penetrate nel terreno potrebbero avvelenare, se non l’hanno già fatto,  tutta l’area circostante, le falde acquifere e l’acqua dei pozzi presenti nella località.  E’ stata richiamata anche l’attenzione sulla commercializzazione di latte e prodotti lattiero caseari e agricoli provenienti dai siti inquinati della località Comunia.
Tuttora non è stata data alcuna notizia alla popolazione sulla grave situazione in atto. Non siamo a conoscenza del danno potenziale che potrà presentarsi anche a distanza di anni a discapito della salute dei cittadini, in particolar modo verso quelle fasce più esposte e deboli, come anziani e bambini; non conosciamo neanche cosa si è respirato nell’intera frazione di Lazzaro, per anni invasa da un odore nauseabondo ed insopportabile proveniente dall’impianto  sequestrato.
Tra la discarica ormai dismessa nel 2003  e l’impianto di compostaggio sequestrato siamo stretti in una morsa e il pericolo di una bomba ecologica incombe sulle nostre vite.
Molti punti interrogativi, tante ombre, e una sola certezza. Il territorio di Lazzaro è martoriato. Non può più sopportare  questo tipo di accanimento. Le Istituzioni locali non ci proteggono.  Perché i cittadini per cercare di tutelare la propria salute e difendere i propri diritti devono sostituirsi, facendo da scudo, a chi è chiamato per legge ad adempiere a tali incombenze? Forse in questo caso l’inerzia potrebbe scaturire da probabile conflitto d’interesse tra ARPACAL, Comune di Motta SG e l’azienda di compostaggio?
Ciò  spiegherebbe perché la precitata agenzia regionale  abbia cercato di intimidire i cittadini di Lazzaro evidenziando che le numerose richieste d’intervento inoltrate alle Istituzioni potrebbero configurare il reato di procurato allarme, nonché un presunto danno erariale  per distrazione di risorse pubbliche.
Perché l’ARPACAL  ha negato l’accesso agli atti relativi l’attività svolta dalle stessa Agenzia sull’impianto di compostaggio, precludendo così la possibilità di farci conoscere come effettivamente stavano le cose e poter quindi adottare i  provvedimenti che ritenevamo opportuni a tutela della nostra salute e incolumità?
Perché per lungo tempo si è permesso che la ditta operasse in mancanza di alcune autorizzazioni intervenendo soltanto recentemente, facendo così sorgere nel titolare dell’azienda il dubbio di un atteggiamento quasi persecutorio finalizzato forse a cercar di far chiudere  l’azienda a vantaggio di chissà cos’altro e di chissà chi, come affermato dallo stesso rappresentante legale dell’azienda  in una nota trasmessa lo scorso 1 settembre ad alcune istituzioni, tra cui il Sindaco del Comune di Motta SG., l’ARPACAL e il Settore 15 Servizio 1 della Provincia di Reggio Calabria.
Chi pagherà per l’inerzia di tutti questi anni? Sia da un punto di vista economico: per i  disagi subiti dai cittadini di Lazzaro; per la necessaria ed urgente bonifica dell’intero sito, e sia, soprattutto per i possibili danni arrecati alla salute pubblica. Non vorremmo che la risposta fosse sempre la solita: i cittadini!
Alla luce dei fatti visto che non possiamo avere più fiducia sugli accertamenti svolti dall’ARPACAL abbiamo richiesto al Dipartimento  di Scienze della Terra dell’Università della Calabria di Cosenza di effettuare  prelievi ed analisi di terreni e acque, presso la discarica comunale di rsu e presso l’area circostante l’attiguo impianto di compostaggio.
Ancora aspettiamo che l’Amministrazione competente provveda alla bonifica del sito inquinato dai rifiuti della Centrale Enel di Brindisi e visto che l’Amministrazione comunale non ha inteso, per quanto ci risulta, costituirsi parte civile nel processo in corso presso il Tribunale di Reggio Calabria, per l’attuale situazione daremo incarico ai nostri legali acchè rappresentino e tutelano nelle opportune sedi giudiziarie i diritti e gli interessi dei cittadini di Lazzaro.

Comitato Civico Lazzaro Rappresentato da Vincenzo Crea

lunedì 12 dicembre 2011

Cruyff dice no a Van Gaal

Si arricchisce di un nuovo capitolo la guerra tra Johan Cruyff e Louis Van Gaal, i due monumenti del calcio olandese. Dopo un ricorso d'urgenza presentato dall'ex Pallone d'oro, un giudice ha bloccato provvisoriamente la nomina a direttore generale dell'ex tecnico del Bayern e ha disposto che dovranno essere gli azionisti del club a dire l'ultima parola. Cruyff, attuale membro del consiglio dirigenziale dell'Ajax, si era rivolto al tribunale, definendo nel ricorso "sleale" la nomina di van Gaal.
La decisione del tribunale blocca anche la nomina a direttore tecnico di Martin Sturkenboom. Il verdetto finale sarà dato quindi dagli azionisti in una riunione straordinaria entro 3-5 mesi. Fino a luglio Van Gaal restera' sotto contratto con il Bayern.
L'acredine tra i due protagonisti della vicenda risale a 22 anni fa, quando Van Gaal racconto' nella sua autobiografia un episodio in cui definiva Cruyff "malato di alzheimer". E l'ex Papero d'Oro del calcio olandese non la prese troppo bene...

Crolla il palco, un morto. Jovanotti sospende il tour

Crollato a Trieste il palco allestito al Palasportper l'esibizione questa sera di Jovanotti. Una ventina di persone lo stavano montando quando, per cause imprecisate, la struttura è venuta giù. Immediata la richiesta di ambulanze del 118. Al momento si parla di un morto e una decina di feriti, cinque dei quali gravi, ma il bilancio con le ore potrebbe aggravarsi. Sul posto oltre al 118 i Vigili del Fuoco, Polizia e Carabinieri.
Stando alle prime testimonianze, l'impalcatura si è come "accartocciata" su se stessa. Gli operai che stavano ultimando gli ultimi lavori necessari per il corretto funzionamento della struttura, sono stati investiti dal crollo e alcuni di essi sono rimasti incastrati tra i tubi di acciaio.
Le generalita' dell'operaio morto ancora non sono state rese note, si sa solo che si tratta di un ragazzo di vent'anni di Trieste. L'origine della disgrazia e' probabilmente dovuta al crollo della parte piu' esposta, quella anteriore del palco proprio di fronte al pubblico e sostenuta da pilastri, che ha poi travolto gli operai.
Ad allestire il palco circa una cinquantina di uomini, impegnati a concludere i lavori sulla struttura per il concerto di Jovanotti che doveva andare in scena questa sera. Improvvisamente il palco ha ceduto: c'e' stato un fuggi fuggi generale, ma alcuni sono rimasti intrappolati e vengono tutt'ora soccorsi dai Vigili del Fuoco impegnati in forze. Sul posto anche il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.
ORGANIZZATORE CONCERTO, STRUTTURA RODATA - "Siamo qui per cercare di capire le dinamiche. Non abbiamo ancora sentito Jovanotti e stiamo cercando di capire come sono andate le cose". Queste le parole del responsabile dell'ufficio stampa che gestisce i concerti di Jovanotti, Luigi Vignando, che a Tgcom24 ha commentato il crollo del palco del PalaTrieste, dove questa sera avrebbe dovuto svolgersi il concerto di Jovanotti.
"La struttura era rodata, e' la stessa usata negli altri concerti", ha spiegato, "c'e' stato un cedimento della struttura portante. Sono state rispettate tutte le misure di sicurezza, questa e' una cosa che esula dall'ordinario, e' una tragedia che puo' accadere in qualunque cantiere. Facciamo oltre 80 concerti ogni anno e non era mai successo nulla di simile prima d'ora".
ANNULLATO IL CONCERTO - Ovviamente il concerto in programma per questa sera non si terrà. Da quanto è stato possibile sapere tramite l'organizzazione, l'evento musicale è stato sospeso, anche perché la struttura dove è avvenuto il crollo è stata posta sotto sequestro, con particolare riguardo quella parte in cui è avvenuta la disgrazia.
SOSPESI TUTTI I CONCERTI DI "ORA TOUR" - Tutti i concerti dell'"Ora Tour" di Lorenzo Jovanotti sono stati sospesi. La decisione e' stata presa dal cantante e dal suo manager Maurizio Salvadori dopo l'incidente al Palazzetto dello Sport di Trieste costato la vita a uno degli operai che montavano il palco.
"Tutti i concerti sono stati sospesi" ha detto Maurizio Salvadori all'Agi, "entro domani dovremo decidere cosa fare: in questo momento nessuno ha voglia di salire sul palco". Jovanotti e' gia' al Palazzetto dello Sport di Trieste dove sara' raggiunto in serata dal suo manager. Salvadori ha confermato il bilancio: un morto e 12 feriti, nessuno dei quali in gravi condizioni.
"Il motivo del crollo e' sconosciuto" ha detto il manager della Trident, l'agenzia che segue Jovanotti, "come sempre tutto era certificato da un ingegnere e la struttura era stata utilizzata durante tutta l'estate senza alcun problema". A crollare, ha spiegato Salvardori, e' stato il 'ground support', una impalcatura che viene utilizzata nei palazzetto in cui non e' possibile appendere le luci e l'amplificazione direttamente al soffitto. Il ground support copre il palco e alloggia gli altoparlanti e i riflettori.

Presenza di acqua su Marte, almeno in un tempo passato

Roma - Le ricerche scientifiche degli ultimi anni hanno fornito indizi ampiamente sufficienti a confermare l'esistenza di giacimenti d'acqua su Marte, e nuovi indizi ancora emergono grazie al lavoro delle agenzie spaziali di tutto il mondo. L'ultima scoperta di NASA appena annunciata sarebbe però la prova inconfutabile del fatto che sì, il Pianeta Rosso era un tempo molto più "bagnato" di quanto lo si possa considerare nel tempo presente.

marteLa nuova traccia del passato di Marte è stata scovata - neanche a dirlo - da Opportunity, il rover gemello del defunto Spirit ammartato (agli antipodi del compagno di viaggio) nel lontano gennaio del 2004. Opportunity ha scovato una sottile vena di gesso, annuncia NASA, fatto che non può essere spiegato se non con la presenza di acqua nei paraggi.

Sedimenti di gesso tendono a formarsi con il filtrare dell'acqua attraverso le rocce, e il rover statunitense ha individuato la vena incastonata in una roccia lungo l'orlo di un enorme cratere (154 km) noto come Endeavour. "Si tratta dell'osservazione più solida che abbiamo fatto nel corso dell'intera missione", ha commentato lo scienziato e responsabile NASA per la ricerca su Spirit e Opportunity Steve Squyres.

Mentre le precedenti "prove" a sostegno dell'esistenza di acqua su Marte presentavano il fianco a osservazioni critiche per via della complessa presenza di composti minerali sulla superficie, dice Squyres, "il gesso individuato di recente è innervato in una roccia. Questa roba si è formata esattamente lì. C'era una spaccatura nella roccia. L'acqua ci è passata attraverso. Il gesso è stato depositato dall'acqua. Fine della storia".

E ora che si ha la prova certa della presenza di acqua nel passato del Pianeta Rosso, non resta che attendere le scoperte potenzialmente sensazionali del nuovo rover Curiosity: il "laboratorio scientifico" in forma di SUV è in viaggio verso Marte per analizzare le rocce e condurre esperimenti chimici complessi direttamente in loco.