Carissimo Presidente Napolitano,
come sta? Riesce a riposare un po'? Dopo un periodo di frenetica attività, del quale Le siamo molto grati, che ha portato alla caduta del governo Berlusconi e alla nomina di Mario Monti a senatore a vita, nonché poi a presidente del Consiglio dei ministri, penso che molto opportunamente Lei si sia preso un periodo di riposo. Se lo merita, senza dubbio, ma i Suoi interventi un po' mi mancano. Non credo che abbia esaurito le cose che, dall'alto della Sua esperienza umana e politica, potrebbe dirci, per illuminare il cammino che stiamo intraprendendo, che a molti appare molto buio, e probabilmente senza via d'uscita, anche per la mancanza di un serio dibattito politico. Vede, il professor Monti è un brav'uomo, certamente molto competente e preparato, ma è un economista e probabilmente certe cose proprio non riesce a vederle, o forse, immerso nella sua sterminata cultura, non riesce a concepirle. Per questo abbiamo bisogno di non sentirci abbandonati da Lei. Lei ha una storia e un'esperienza ancorata a saldi valori di solidarietà e protezione del più debole.
Per questo Le chiedo: Signor Presidente, ma Lei si è accorto che il tanto onorato mercato è il luogo dove vige la legge del più forte? Dove il potere dei soldi e del profitto passa sopra le vite di molti uomini ignari? Ma lo sa Presidente che cosa ha combinato la finanza in tutti questi anni? Ha notizia di cosa sono i derivati e le scommesse rappresentate dai futures? Lo sa che il mercato è diventato il più grande casinò mondiale, dove si gioca d'azzardo, spesso con i soldi lucrati illegalmente dalle più efferate organizzazioni criminali? Lo sa che pur di guadagnare qualcosa in più c'è gente disposta a scommettere sull'aumento dei costi dei generi alimentari di prima necessità, e che in questo modo i prezzi del grano o del riso diventano impagabili per milioni di persone? Può darsi che queste cose il presidente Monti gliele abbia tenute nascoste. Magari per non preoccuparla. Di certo anche Pier Ferdinando e Pier Luigi hanno osservato un omertoso silenzio. Di Silvio e Angiolino non c'è da meravigliarsi. Loro lo sanno, ma sono abituati a farsi i fatti loro.
Dunque questo mercato crea, nell'assenza delle regole della politica, una gran quantità di danni ai tentativi di rendere la vita più umana e più solidale. Lo stesso presidente del Consiglio lo teme molto, guardandosi bene dal tassare i ricchi o dal proporre nuove regole (tipo la Tobin tax, sì quella pensata dal professor Tobin, di cui si onora di essere allievo). Dunque, nel Suo silenzio, si stanno operando scelte che non serviranno a placare, se non per un breve periodo, l'avidità degli usurai che ogni giorno si ritrovano al mercato. Peggio, queste scelte stanno producendo un caduta libera della speranza nel futuro e del senso di giustizia sociale. Presidente, non si tratta di sacrifici, non si faccia ingannare. Si tratta di trovare risposte a intimidazioni di creditori Dickensiani.
Credo che questo Lei non lo voglia. Allora faccia perno sulla sua credibilità internazionale, non si pieghi al ricatto dei mercati, dia una scrollatina ai molti che intorno a lei brancolano ciechi devastando tutto quello che di buono si era fatto nel welfare e nella convivenza civile. Chiami al telefono Angela e Barak. Spieghi a Nicolas che in questo modo non si va da nessuna parte. Si opera solo una macelleria sociale per rispettare, noi, i buoni, le regole che il mercato ci impone. Sono regole economiche che già di per se non tengono conto dei veri bisogni delle persone. In più a imporcele sono gli stessi delinquenti senza cuore che trasformano il gioco del danaro in una tragedia nelle vite di molte persone.
Lo faccia Presidente. Rompa questa omertà. Dica con parole chiare che il re è nudo. Faccia capire che non ci piegheremo al ricatto e alle minacce dei malviventi che ritengono che la vita delle persone valga meno, ma molto meno, della loro smania di possedere sempre di più. Dopo di che chieda al presidente del Consiglio di non giocare con i numeri, ma di fare scelte che riducano corruzione e sprechi, che combatta qualsiasi forma di criminalità, anche quella che in giacca e cravatta ogni mattina sceglie dove andare a far danno, al solo scopo di rendere ancora più ricchi i ricchi. L'avidità, Signor Presidente, è una malattia molto grave che ha già contagiato troppe persone. Spero molto nel Suo intervento di uomo saggio. Se non ora quando?
come sta? Riesce a riposare un po'? Dopo un periodo di frenetica attività, del quale Le siamo molto grati, che ha portato alla caduta del governo Berlusconi e alla nomina di Mario Monti a senatore a vita, nonché poi a presidente del Consiglio dei ministri, penso che molto opportunamente Lei si sia preso un periodo di riposo. Se lo merita, senza dubbio, ma i Suoi interventi un po' mi mancano. Non credo che abbia esaurito le cose che, dall'alto della Sua esperienza umana e politica, potrebbe dirci, per illuminare il cammino che stiamo intraprendendo, che a molti appare molto buio, e probabilmente senza via d'uscita, anche per la mancanza di un serio dibattito politico. Vede, il professor Monti è un brav'uomo, certamente molto competente e preparato, ma è un economista e probabilmente certe cose proprio non riesce a vederle, o forse, immerso nella sua sterminata cultura, non riesce a concepirle. Per questo abbiamo bisogno di non sentirci abbandonati da Lei. Lei ha una storia e un'esperienza ancorata a saldi valori di solidarietà e protezione del più debole.
Per questo Le chiedo: Signor Presidente, ma Lei si è accorto che il tanto onorato mercato è il luogo dove vige la legge del più forte? Dove il potere dei soldi e del profitto passa sopra le vite di molti uomini ignari? Ma lo sa Presidente che cosa ha combinato la finanza in tutti questi anni? Ha notizia di cosa sono i derivati e le scommesse rappresentate dai futures? Lo sa che il mercato è diventato il più grande casinò mondiale, dove si gioca d'azzardo, spesso con i soldi lucrati illegalmente dalle più efferate organizzazioni criminali? Lo sa che pur di guadagnare qualcosa in più c'è gente disposta a scommettere sull'aumento dei costi dei generi alimentari di prima necessità, e che in questo modo i prezzi del grano o del riso diventano impagabili per milioni di persone? Può darsi che queste cose il presidente Monti gliele abbia tenute nascoste. Magari per non preoccuparla. Di certo anche Pier Ferdinando e Pier Luigi hanno osservato un omertoso silenzio. Di Silvio e Angiolino non c'è da meravigliarsi. Loro lo sanno, ma sono abituati a farsi i fatti loro.
Dunque questo mercato crea, nell'assenza delle regole della politica, una gran quantità di danni ai tentativi di rendere la vita più umana e più solidale. Lo stesso presidente del Consiglio lo teme molto, guardandosi bene dal tassare i ricchi o dal proporre nuove regole (tipo la Tobin tax, sì quella pensata dal professor Tobin, di cui si onora di essere allievo). Dunque, nel Suo silenzio, si stanno operando scelte che non serviranno a placare, se non per un breve periodo, l'avidità degli usurai che ogni giorno si ritrovano al mercato. Peggio, queste scelte stanno producendo un caduta libera della speranza nel futuro e del senso di giustizia sociale. Presidente, non si tratta di sacrifici, non si faccia ingannare. Si tratta di trovare risposte a intimidazioni di creditori Dickensiani.
Credo che questo Lei non lo voglia. Allora faccia perno sulla sua credibilità internazionale, non si pieghi al ricatto dei mercati, dia una scrollatina ai molti che intorno a lei brancolano ciechi devastando tutto quello che di buono si era fatto nel welfare e nella convivenza civile. Chiami al telefono Angela e Barak. Spieghi a Nicolas che in questo modo non si va da nessuna parte. Si opera solo una macelleria sociale per rispettare, noi, i buoni, le regole che il mercato ci impone. Sono regole economiche che già di per se non tengono conto dei veri bisogni delle persone. In più a imporcele sono gli stessi delinquenti senza cuore che trasformano il gioco del danaro in una tragedia nelle vite di molte persone.
Lo faccia Presidente. Rompa questa omertà. Dica con parole chiare che il re è nudo. Faccia capire che non ci piegheremo al ricatto e alle minacce dei malviventi che ritengono che la vita delle persone valga meno, ma molto meno, della loro smania di possedere sempre di più. Dopo di che chieda al presidente del Consiglio di non giocare con i numeri, ma di fare scelte che riducano corruzione e sprechi, che combatta qualsiasi forma di criminalità, anche quella che in giacca e cravatta ogni mattina sceglie dove andare a far danno, al solo scopo di rendere ancora più ricchi i ricchi. L'avidità, Signor Presidente, è una malattia molto grave che ha già contagiato troppe persone. Spero molto nel Suo intervento di uomo saggio. Se non ora quando?
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